“Golpe” giudiziario negli Usa. Bloccata la norma anti-migranti di Trump
In America, come accade spesso anche in Italia, c’è sempre un giudice pronto a mettersi in mezzo per provare a condizionare le mosse della politica bloccando, per via giudiziaria, i provvedimenti del potere esecutivo. Figuriamoci se di mezzo, poi, c’è Donald Trump, il presidente meno amato dai media e dai poteri forti statunitensi. Non a caso, un giudice federale degli Stati Uniti ha sospeso temporaneamente l’ordine esecutivo del presidente, che blocca l’ingresso nel Paese per 90 giorni di cittadini provenienti da sette Paesi musulmani, sospensione contro la quale la Casa Bianca ha già annunciato battaglia, Il giudice James Robart, di Seattle, nominato dall’ex presidente repubblicano George W. Bush, ha accolto la richiesta del procuratore dello Stato di Washington, Bob Ferguson, di bloccare l’ordine su base nazionale, sostenendo che, altrimenti, potrebbe provocare “un danno irreparabile”. Secondo il procuratore dello stato Washington, nessuno è al di sopra delle legge, neanche il presidente.
Trump annuncia subito ricorso
Il presidente ritiene l’ordine “legale e appropriato”, ha fatto sapere in una nota la Casa Bianca, preannunciando “al più presto” un ricorso da parte del dipartimento di Giustizia. “L’ordine del presidente – si ribadisce – ha l’obiettivo di proteggere la madrepatria e il presidente ha l’autorità costituzionale e la responsabilità di proteggere il popolo americano”. In una versione precedente, la stessa Casa Bianca aveva definito “scandalosa” la decisione del giudice federale, aggettivo che è stato cancellato in una versione successiva della nota.
Il giudice democratico canta vittoria
“Oggi ha vinto la Costituzione – ha commentato Ferguson, di nomina democratica, il primo procuratore generale a sfidare il bando, contro il quale si erano da subito schierati nei giorni scorsi i colleghi di 15 altri Stati, definendolo “incostituzionale”. “Questa – ha fatto eco su twitter il governatore dello stato di Washington, Jay Inslee – è una vittoria enorme per noi. Dovremmo sentirci rincuorati da questa vittoria e più convinti che mai che stiamo combattendo dal lato giusto della storia”. Ferguson aveva presentato il ricorso contro il bando lunedì scorso, tre giorni dopo la firma di Trump all’ordine esecutivo che blocca l’ingresso negli Stati Uniti a cittadini provenienti da Iraq, Siria, Iran, Libia, Somalia, Sudan e Yemen. All’iniziativa del procuratore di Washington si era poi unito lo stato del Minnesota.