Biotestamento, la legge arriva alla Camera. ProVita: «No all’eutanasia»
«Se non agiamo ora, in Italia i malati e disabili gravi potranno essere presto tormentati da questo pensiero: “Mi stanno lasciando morire di fame e di sete”». È l’allarme lanciato dall’associazione ProVita onlus alla vigilia della discussione in Parlamento del disegno di legge sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento, la legge sul Testamento biologico, che – per l’associazione – «introduce l’eutanasia omissiva».
Cosa prevede la legge sul Testamento biologico
La discussione sulla legge è stata calendarizzata in aula alla Camera a partire dal 20 febbraio, anche se potrebbe slittare per i dissidi sorti in Commissione. Il testo, infatti, resta controverso e prevede «che il medico – ha spiegato il presidente di ProVita, Toni Brandi – sia vincolato dalle dichiarazioni anticipate di un paziente, magari rese molto tempo prima, anche quando in queste c’è la richiesta di sospensione della nutrizione e dell’idratazione». «In altre parole – ha chiarito Brandi – il medico potrà essere obbligato a lasciar morire il malato di fame e di sete».
Una raccolta di firme per dire no
Per contrastare questo progetto, che – denuncia ProVita – viene portato avanti «nel silenzio assordante delle Tv e dei grandi media», l’associazione ha promosso una raccolta di firme sul proprio sito e un momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, con una conferenza stampa alla Camera durante la quale saranno portate le testimonianze di persone che hanno vissuto e vivono le condizioni cui si riferisce la legge. Oltre a Brandi per ProVita, interverranno Max Tresoldi, che si è risvegliato dal coma dopo 10 anni; SylvieMenard, una ricercatrice oncologica affetta da tumore al midollo osseo; SaraVirgilio, che a causa di un incidente era caduta in un coma dal quale vi erano piccolissime probabilità di uscire; Roberto Panella, che si è risvegliato dal coma e dallo stato vegetativo dopo tre mesi; e Pietro Crisafulli, fratello di Salvatore, uscito dal coma dopo due anni.
L’allarme di ProVita
«Tocca a noi agire per difendere la coscienza dei medici e le stesse persone malate o disabili, le quali talvolta durante un periodo di depressione oppure sentendosi sole o di peso, formulano una richiesta di sospendere l’idratazione e alimentazione nell’ipotesi di una futura incapacità di intendere», ha avvertito Brandi, ricordando che «qualsiasi persona, davanti alla sofferenza terribile indotta dalla disidratazione, sicuramente cambierebbe le sue precedenti disposizioni e richiederebbe l’acqua per bere. Solo che in quel caso il paziente non può più farlo».