Aleppo, il direttore dell’ospedale all’Occidente: manca tutto, rimuovete l’embargo

15 Feb 2017 16:04 - di Alessandra Danieli

«Da quando Aleppo è stata liberata, il  numero dei feriti si è ridotto; ma non c’è ancora sicurezza». Lo riferisce Emile Katti, direttore dell’ospedale “Al Rajaa” di Aleppo, raggiunto telefonicamente in Siria da Acs, la fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre. Riferendosi ai jihadisti di al-Nusra, Katti riferisce che «sono a meno di 3 km da noi e lanciano razzi in un quartiere che dista appena un chilometro. Qualche giorno fa, ci sono stati 3 morti e almeno 40 feriti».

Aleppo, Sos dall’ospedale: non abbiamo cibo né medicine

Il direttore dell’ospedale di Aleppo fa appello ai responsabili occidentali affinché «l’embargo venga rimosso. Se i macchinari si guastano non possiamo ripararli perché gli ingegneri biomedici hanno abbandonato Aleppo e non vogliono tornare a causa dei rischi. Non possiamo neanche comprarne di nuovi per la mancanza di fondi aggravata dalla svalutazione della lira siriana. Oltre ai macchinari, mancano le medicine. I farmaci per le patologie comuni sono disponibili, ma mancano quelli specifici per le patologie croniche gravi. Il nostro lavoro è salvare le vite e non possiamo farlo se a causa dell’embargo non ci vengono garantiti gli strumenti». Quanto alle altre necessità, prosegue il medico, «anzitutto, manca l’acqua: da due mesi l’Isis ha bloccato il flusso d’acqua a metà strada fra Raqqa e Aleppo. In città ci sono 130 pozzi statali ma non sono sufficienti. Bisogna riattivare quanto prima questo flusso d’acqua per servire i 3 milioni di aleppini. Oltre all’acqua manca l’elettricità. Da 4 anni si usano generatori elettrici che dovrebbero essere attivati solo in caso di carenza temporanea. Non sono progettati per un uso prolungato, per cui ogni tanto si guastano oppure esplodono. E poi, mancano benzina e gasolio per riscaldamento».

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