Veneto, no a nuovi migranti: welfare e accoglienza solo a chi ne ha diritto

11 Gen 2017 14:18 - di Bianca Conte

Solo domenica scorsa, in un’intervista rilasciata a Maria Latella su Sky, ilministro della Difesa Roberta Pinotti rilanciava la proposta di limitare il flusso migratorio aiutando i profughi intenzionati a partire in casa, e limitando viaggi e potere degli scafisti già in acque libiche. Qualcosa non deve essere stato recepito, però, e infatti, già ieri sera (martedì 10 gennaio ndr) un tavolo congiunto tra ministero dell’Interno e Anci nazionale disponeva un piano di interventi sulla ridistribuzione dei profughi ancora nella Regione Veneto, come noto una delle aree più sollecitate sulla questione.

Il piano migranti e la reazione della Regione Veneto

«Abbiamo appreso del nuovo piano concordato tra ministero dell’Interno e Anci nazionale che prevede la redistribuzione obbligatoria in tutti i comuni del Veneto di 14.560 migranti, con una quota minima di 6 assegnati per i comuni sotto i duemila abitanti», ha detto al tavolo di coordinamento regionale l’assessore al sociale Manuela Lanzarin, in rappresentanza della Giunta regionale e del presidente Luca Zaia, tavolo convocato dal prefetto di Venezia, con i rappresentanti delle prefetture venete, dell’Anci, del comune di Venezia e con il capo dipartimento del Viminale per l’Immigrazione, Mario Morcone, collegato in videoconferenza. Tavolo che ha illustrato il piano governativo per ripartire i richiedenti asilo tra tutte le regioni in quota proporzionale al riparto del fondo nazionale per le politiche sociali. «Un piano – ha quindi proseguito nella sua valutazione la Manzarin – che non è stato concordato con l’Anci regionale, e che sotto il profilo tecnico, giuridico e di gestione, presenta numerose criticità e incognite. A cominciare dai vincoli di obbligatorietà che il governo intende far valere nei confronti delle amministrazioni locali».

Veneto, 3° regione italiana per numero di stranieri

Disposizioni e provvedimenti che partono dal presupposto dell’accoglienza coatta, imposta in realtà regionali già allo stremo e con strutture carenti o al collasso endemico già da troppo. «Mi chiedo cosa farà il Viminale con le amministrazioni che hanno detto no all’accoglienza diffusa o che non riusciranno a farsi carico della quota obbligatoria assegnata», ha proseguito infatti l’assessore, che ha preferito condurre il confronto sul piano tecnico, lasciando il giudizio politico al confronto tra i governatori delle Regioni e il ministro Minniti, in programma il 19 gennaio a Roma. Non solo: «Al prefetto Morcone, ai prefetti veneti e ai sindaci dell’Anci – ha quindi spiegato l’assessore al Sociale – ho ribadito che il Veneto ha già dato, e sta continuando a dare, in termini di accoglienza. Con 517.000 immigrati residenti e integrati, pari al 10,4% della popolazione, e quasi 30.000 migranti arrivati a seguito di sbarchi ed esodi, il Veneto è la terza regione d’Italia per numero di presenze straniere, alle spalle di Lombardia e Sicilia.

Veneto, occorrono garanzie nella redistribuzione dei profughi

Ma il flusso continuo e l’accoglienza coatta non possono certo prescindere dagli obblighi di sicurezza che vanno garantiti ai locali e dall’opportunità di conoscere chi si va ad ospitare e con quali prospettive. «I dati del Ministero e delle Prefetture smentiscono i luoghi comuni – prosegue la Lanzarin – qui in Veneto non facciamo barricate, siamo una regione accogliente. Ma pretendiamo di sapere chi accogliamo e con quale progetto di vita. Non intendiamo avallare in alcun modo l’attuale gestione caotica, improvvisata e fallimentare dell’emergenza profughi, né nuove misure impositive. La riproposizione della distribuzione coercitiva e capillare dei migranti in base a un parametro numerico, senza garanzie, senza aver rivisto la nostra legislazione in materia di asilo e immigrazione, senza un piano europeo di ricollocamento e in assenza di accordi bilaterali per il rimpatrio di chi non ha diritto allo “status” di rifugiato, rappresenta una ulteriore “bomba” per il tessuto sociale e la sicurezza del paese».

Il welfare va garantito solo a chi ne ha diritto

E allora, stante quanto appena premesso, «al prossimo incontro dei governatori del 19 gennaio a Roma con il ministro Minniti – ha annunciato l’assessore al sociale in conclusione – il presidente Zaia avrà occasione di confrontarsi personalmente con il governo e il piano dell’Anci, ma la posizione della Regione Veneto è nota. Su 30.000 nuovi arrivati in Veneto negli ultimi tre anni, solo 1 su 3 ha i requisiti per essere accolto come profugo… Il Veneto è disponibile ad aiutare chi ha effettivamente diritto alla protezione internazionale, ma non può e non vuole mettere in crisi il proprio sistema di welfare per dare ospitalità a chi non ne ha diritto»…

 

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