Un anno senza Ettore Scola: così la sua città natale ricorda il suo cinema

19 Gen 2017 14:33 - di Bianca Conte

Quando muore un grande protagonista del cinema, un regista, un attore, un talento di ieri e maestro di sempre, è come se le lancette si fermassero; come se – in maniera speculare a quanto avviene durante una proiezione in sala di un bel film – l’orologio sospendesse idealmente tutte quelle leggi che regolano spazio e tempo. Forse è per questo che sembra quasi incredibile che, tra appena 48 ore, sarà passato un anno dall’addio a Ettore Scola, prestigioso membro di quella nutrita galleria di autori che hanno saputo raccontare – declinandoli ai toni della commedia all’italiana, come a quelli dell’apologo drammatico – vizi privati e pubbliche virtù del Belpaese, dall’euforia post-bellica al grigiore della crisi – politica e identitaria – odierna.

Un anno senza Ettore Scola

E allora, dopo un anno trascorso senza di lui, tra le varie iniziative intestate a suo nome, la “sua” Trevico – il paese natale dell’alta Irpinia del regista de La terrazza – celebra il ricordo del suo concittadino più famoso e – oggi sicuramente il più rimpianto – con il primo Festival della Cinegustologia che – tra sapori di sempre della tradizione gastronomica locale e assaggi gourmet di cinema d’autore firmato Scola, si articolerà da Trevico, appunto, a  Vallesaccarda e Zungoli, fino al 29 gennaio. E allora ci saranno gli irpini doc, e non solo, a rendere omaggio a Scola e alla sua opera nel giorno in cui ricorre il primo anniversario della scomparsa; In nome del fatto che, la sua personalità sorniona e riflessiva, e della sua opera, graffiante e struggente,  sono sempre stati e resteranno sempre, patrimonio comune di un Paese tutto, al di là delle preferenze elettorali e delle appartenenze culturali.

Quel testamento cinematografico che…

In nome del fatto che, come tanti altri illustri colleghi come lui, Ettore Scola è e resterà – al di là del gioco delle facili e immancabili appropriazioni indebite che, ad ogni lutto, ad ogni anniversario, ad ogni celebrazione in programma, l’intellighenzia dem non manca di riproporre – il cineasta di tutti noi. Il regista che – filtrato dal suo sguardo critico e dal suo sorriso beffardo – ha saputo descrivere e analizzare da intellettuale rigorosamente disorganico un Paese in mano a politici e uomini di cultura che hanno perso in partenza la scommessa di una rivoluzione culturale sempre di là da venire, eppure perennemente rimpianta. Una rivoluzione che lui, dietro la macchina da presa, ha saputo condurre e realizzare a suon di film e sceneggiature pensati e tradotti in immagini poetiche ed eroi in fuga, lasciando a tutti noi un testamento cinematografico di inestimabile valore. E dimostrando, al contempo, che affacciandosi da quella terrazza di cose su cui riflettere e da racconatre ne ha sempre avute tante…

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