Romeo: “Io e Raggi sapevamo delle cimici al Comune. Non svelate la chat”

6 Gen 2017 12:17 - di Paolo Lami

Un fotografo straniero li immortalò sul tetto del Campidoglio. Salvatore Romeo e Virginia Raggi stavano chiacchierando, nella pausa pranzo – un panino – lontani da sguardi e orecchie indiscrete.

Ora l’ex-capo della segreteria politica della sindaca di Roma Virginia Raggi, Salvatore Romeo, racconta i retroscena di quelle chiacchierate en plein air. E lo fa in un’intervista al Messaggero, il quotidiano del potente costruttore Caltagirone, ingombrante socio del Campidoglio nella società Acea. Che qualcuno vorrebbe, fortemente privatizzare. Magari consegnandola completamente proprio nelle mani del costruttore. E che l’M5S fortemente vuole, invece, resti pubblica.

Lette sotto questa prospettiva le parole di Salvatore Romeo già si capiscono meglio.
“Io e la sindaca Raggi sapevamo delle cimici in Campidoglio dal secondo giorno – rivela l’ex-capo segreteria della sindaca M5S anche se la Procura di Roma smentisce di avere mai intercettato Virginia Raggi e i suoi collaboratori – Adesso mi auguro che gli omissis nella chat (su Whatsapp, chiamata “Quattro amici al bar” e sequestrata dalla Procura, ndr) non vengano svelati perché non rilevanti penalmente”. E allora cosa c’è di tanto imbarazzante in queste chat? Vi si parlerebbe di sentimenti e gossip?

“Faccio un esempio – dice Romeo – se io le scrivo in una chat che sono innamorato di lei, e poi viene pubblicato, la gente penserà che io e lei siamo amanti anche se non è vero. E se avrò detto, faccio un altro esempio, che mi piaceva una segretaria, non penso che sia interessante la pubblicazione di questo dialogo”.

Opposta la posizione di Raffaele Marra. Arrestato il 16 dicembre scorso, per i suoi trascorsi rapporti con il costruttore Scarpellini, ha chiesto alla Procura di depositare quella chat. E di renderne noti i contenuti.

“Sul tetto ci saremo andati quindici volte – ripercorre Romeo proprio ricordando quello scatto che lo immortalò a conversare con la sindaca sul tetto del Campidoglio – quel giorno mangiavamo un panino, come sempre, poi è uscita fuori quella foto. Ed ecco che è scoppiato un caso”.

Costretto a un passo indietro, dopo l’arresto di Raffaele Marra, proprio in relazione all’ex-capo del Personale,  sostiene, ora, di aver “pagato il nostro rapporto privilegiato”.
“Io non sono un “gargarozzone” – sostiene – Non sono un ingordo di potere. Non faccio parte di questo mondo. Non voglio mettere in difficoltà il mio sindaco. In questa città bisogna lavorare. Se ci sono degli ostacoli è un problema”.

Ma Romeo tenta anche di prendere le distanze dal suo ex-capo. Per paura di “scottarsi”, forse. E lo fa gettandolo a mare. Come se non lo avesse conosciuto più che bene. Come se non ne avesse condiviso le scelte. E le decisioni. Come se non ci avesse lavorato fianco a fianco.
“La mia conoscenza con Raffaele Marra è iniziata nel 2013 – rispolvera i suoi ricordi Romeo – quando lui era il mio Capo Dipartimento. E’ la ragione per cui in chat lo chiamavo “capo”, abbreviando”
“Parliamo di un professionista, plurilaureato”, ammette Romeo. Che, poi, tenta di prenderne le distanze.   “Sicuramente ci sarà stato un errore di valutazione evidente da parte mia. Ma i fatti che gli vengono addebitati sono precedenti il suo rapporto con il M5S che nessuno di noi conosceva”
Ora Romeo si autodefinisce “un grillino in vacanza, da lunedì ritorno al mio vecchio lavoro, poi vedremo”.

 

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