Il centrodestra adesso è pronto a discutere una super-lista per vincere

25 Gen 2017 18:36 - di Giovanni Trotta

La parola d’ordine ora è allearsi. E farlo anche presto. Questo impone il nuovo Italicum così come è stato modificato. È una grande sfida per il centrodestra italiano, da tempo spezzettato, frammentato, litigioso. Può essere l’occasione per creare di nuovo un grande polo alternativo alla sinistra. Secondo il gruppo di Forza Italia, che ha diffuso una nota di commento, «la decisione della Corte costituzionale cancella definitivamente il ballottaggio, bandiera di Renzi e del renzismo. Per la Consulta resta il premio di maggioranza (alla lista), resistono i capilista bloccati e le pluricandidature; viene però esclusa la possibilità per il pluricandidato di scegliere a suo piacere il collegio di elezione. In caso di pluricandidature il luogo di elezione sarà determinato mediante sorteggio», dice la nota. Che aggiunge: «La sentenza, infine, come da Costituzione, si definisce immediatamente applicabile, ma ovviamente solo per l’elezione della Camera. Aveva ragione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: la totale difformità tra il sistema elettorale della Camera (come disegnato oggi dalla Consulta) e quello del Senato (il cosiddetto Consultellum della sentenza della Corte del gennaio 2014) necessita un deciso intervento parlamentare per armonizzare i due sistemi di voto. Ad oggi, infatti, il premio di maggioranza è previsto per la sola Camera dei deputati e non per il Senato della Repubblica. Inoltre a Montecitorio, proprio per il premio di maggioranza, si incentivano le liste; a Palazzo Madama, invece, si incentivano le coalizioni, con soglie di sbarramento più basse per ottenere i seggi in caso di accordo tra più liste. Altra rilevante divergenza: alla Camera ci sono i capilista bloccati, al Senato no. Il Parlamento, dopo questa decisione della Consulta, analizzatene attentamente le motivazioni, dovrà intelligentemente ed alacremente operare per garantire la omogeneità dei due sistemi elettorali», conclude il gruppo di Fi.

Il centrodestra: la legge è autoapplicabile, basta armonizzarla

«Per la totale divergenza tra il sistema elettorale della Camera rispetto a quello del Senato, serve un passaggio parlamentare molto impegnativo per ottemperare anche al monito del Presidente della Repubblica per due sistemi elettorali omogenei e coerenti che assicurino la governabilità. Una volta
esperito tale passaggio, si potrà andare alle elezioni», ha detto da parte sua il presidente dei deputati Fi Renato Brunetta, commentando alla Camera la sentenza della Consulta sulla legge elettorale. «Quindi – ha aggiunto – bisogna aspettare le motivazioni. Dopo le motivazioni, che la Corte ha detto arriveranno entro un mese, il Parlamento si metterà al lavoro proprio per omogeneizzare i due sistemi elettorali, che, pur essendo singolarmente applicabili, non sono applicabili insieme perché rischiano di originare maggioranze diverse alla Camera e al Senato, essendo le due leggi risultanti da due sentenze della Corte Costituzionale profondamente divergenti. Il Parlamento – ha concluso – è sovrano: la Corte Costituzionale fa le sentenze, ma non le leggi. Le leggi, vivaddio, le fa il Parlamento».  Insomma, «la Consulta si è espressa, ora è necessario fare una legge elettorale per il Senato analoga a quella della Camera», twitta il senatore Maurizio Gasparri. Secondo Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Affari esteri del Senato: «La sentenza della Corte costituzionale, per alcuni aspetti senz’altro prevedibile, lascia inalterato il diritto-dovere del Parlamento di intervenire sull’armonizzazione dei sistemi elettorali esistenti per la Camera e per il Senato. Inoltre, non esclude la possibilità di procedere alla definizione di possibili coalizioni che possano prevedibilmente usufruire del premio di maggioranza. Allo stato attuale appare infatti difficile che un partito possa superare il 40% dei voti in solitudine». Insomma, al di là dei commenti, gli imperativi sono due: allearsi e farlo presto. Per la Lega Nord, «in attesa di leggere le motivazioni della Consulta il dato che emerge è che la pronuncia sulla legge elettorale – pur non condividendo il mantenimento del premio di maggioranza e i 100 capilista bloccati per ogni partito e pur rilevando la dissonanza rispetto al sistema del Senato, in quanto alla Camera è prevista la presentazione di una lista mentre al Senato è prevista una coalizione di liste, con una disarmonia degli sbarramenti – è auto applicabile e pertanto mette il Paese nelle condizioni di tornare subito al voto come da noi auspicato», afferma il senatore della Lega Nord e vice presidente del Senato, Roberto Calderoli.

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