Grillo si riscopre europeista. Ma solo per le poltrone e i denari di Bruxelles

9 Gen 2017 16:58 - di Niccolo Silvestri

Ora che il gran passo è compiuto, ora che gli eurodeputati del M5S hanno accettato la svolta di Beppe Grillo sulla nuova famiglia europea, i suoi avversari politici tentano di trasformare quel che oggettivamente è una mossa dettata dall’ansia da legittimazione presso l’establishment europeo in un passo falso verso un elettorato, quello grillino appunto, certamente più in sintonia con l’Ukip guidati da Nigel Farage  che con gli euroeuforici dell’Alde, il gruppo liberaldemocratico presieduto dal belga Guy Verhofstadt, lo stesso che solo poco tempo fa i nuovi alleati a Cinquestelle bollarono come «impresentabile». Miracoli dell’incoerenza pentastellata.

Gasparri: «Il M5S entra nell’Alde per i finanziamenti pubblici»

Normale, quindi, che la giravolta più che la svolta dell’ex-comico abbia trovato esegeti politici molto attenti e interessati. Se Deborah Bergamini, responsabile Comunicazione di Forza Italia, lo bolla come «trasformismo di massa», il suo collega di partito Maurizio Gasparri, definisce senza mezzi termini i grillini come un «gregge di pecore». Il vicepresidente del Senato ha pochi dubbi circa le reali motivazioni che hanno spinto Grillo a bussare alla porta dell’Alde: «Altro che democrazia e trasparenza – sostiene Gasparri -. La ragione del passaggio al gruppo Alde è evidente e prescinde dai contenuti. È chiaro a tutti che la giravolta europeista ha una sola motivazione: i finanziamenti pubblici. Oggi muore definitivamente in un mare di incoerenza la retorica grillina». Da destra a sinistra la musica non cambia: «Pur di gettare fumo negli occhi e fare becera propaganda il solito Di Maio esalta il palese voto farsa dei 5 Stelle, a cui ormai i grillini ci hanno abituati da tempo, sul passaggio al gruppo Alde all’europarlamento», chiosa, Stefano Esposito, senatore renziano del Pd. Anche Esposito, come Gasparri prima di lui, trova del tutto opache le procedure del voto on line dei grillini: «Altro che democrazia diretta. Siamo al cospetto dell’ennesima presa in giro di Grillo che prima ha fatto l’accordo con Alde e poi ha chiesto il voto della rete. Senza vergogna».

Salvini: «Chi ha votato Grillo in buona fede ora si ricrederà»

Chi, invece, spera di lucrare elettoralmemte dal passo falso di Grillo e dei Cinquestelle è Matteo Salvini, ormai l’unico insieme a Giorgia Meloni ad opporre una visione “sovranista” alle sempre più invasive e inconcludenti politiche di Bruxelles: «Mi spiace per gli elettori in buona fede dei 5 Stelle che pensavano di votare per un partito che voleva lasciare l’euro, bloccare l’Europa e bloccare l’immigrazione», è l’incipit del leader leghista, che poi chiude con una dichiarazione al veleno: «Con oggi, per qualche poltrona e per qualche euro in più, Grillo e i 5 Stelle a Bruxelles stanno in un partito più europeista di tutti, quello sostenuto da Prodi e Monti che difende l’euro, le banche e l’immigrazione di massa». A fine giornata, l’unico esponente non Cinquestelle che giudica una «buona notizia» la transumanza di Grillo e dei suoi nel recinto dell’Alde è Roberto Speranza, uno dei leader della minoranza del Pd: «Il movimento 5 stelle è la seconda forza politica italiana. Pur se con le solite ambiguità, ha deciso di rompere con gli anti europeisti di Farage, spesso portatori di posizioni razziste e xenofobe». Contento lui…

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