Mangiare in Italia costa il 9% in più della media europea: famiglie allo stremo
Famiglie italiane sfibrate, ora si capisce il perché: i prezzi medi per il cibo e le bevande non alcoliche in Italia sono più alti di nove punti percentuali rispetto alla media dell’Unione Europea a 28, dove però il paese più caro per l’alimentazione è la Danimarca (+45% rispetto alla media) e quello a più buon mercato la Polonia (-37%). E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare lo studio Eurostat dal quale emerge che i prezzi al consumo in Italia sono più alti della media Europea del 21% per il gruppo “latte, formaggio e uova”, del 18% per pane e cereali, del 12% per la carne e dell’8% per il pesce e del 5% per il pesce mentre costano il 3% in meno oli e grassi.
La ragione del differenziale più elevato per i prezzi dei prodotti alimentari va ricercata in Italia – sottolinea la Coldiretti – nelle distorsioni di filiera con i prezzi che aumentano in media quasi del 500% nel passaggio degli alimenti dal campo alla tavola. Una analisi che – continua la Coldiretti – riflette numerosi fattori che vanno dalla situazione economica generale dei Paesi alle abitudini a tavola ma che dipende anche dalle caratteristiche del sistema agroalimentare delle diverse realtà.
L’Italia non ha protetto il suo patrimonio agroalimentare
I prezzi alla produzione agricola per alcuni prodotti come i cereali – precisa la Coldiretti – sono spesso determinati a livello comunitario se non addirittura internazionale. L’ Italia poi – continua la Coldiretti – è costretta ad importare oltre il 25 per cento del proprio fabbisogno alimentare, ma la percentuale sale al 40 per cento per latte e carne, per colpa d un modello di sviluppo industriale sbagliato con l’ultima generazione che è responsabile della perdita in Italia di oltre ¼ della terra coltivata (-28%) per
colpa della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato che ha ridotto la superficie agricola
utilizzabile in Italia negli ultimi 25 anni ad appena 12,8 milioni di ettari.
Anche i produttori in affanno non solo le famiglie
Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia – sostiene la Coldiretti – deve difendere il proprio patrimonio agroalimentare con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola. La deflazione dei prezzi agricoli – conclude l’associazione – ha avuto effetti devastanti nelle campagne italiane dove i prezzi riconosciuti agli agricoltori crollano mediamente di circa il 6% nel 2016 ed in alcuni casi come per il grano non coprono neanche i costi di produzione.