“Via i pazienti per far posto ai migranti”. Ospedali di Cagliari nella bufera
“Rimandate a casa i pazienti per far spazio ai migranti in arrivo”. Non si placa la polemica politica dopo la circolare del 13 dicembre spedita a tutti gli ospedali di Cagliari. A firmarla il direttore medico dei presidi ospedalieri dell’Azienda ospedaliero universitaria del capoluogo sardo. Il testo parla chiaro: «In previsione dello sbarco dei migranti previsto per la giornata di oggi (si riferiva allo sbarco, poi avvenuto, di circa 900 persone ndr), si invitano le SS.LL. a voler provvedere a bloccare i ricoveri programmati e a dimettere i pazienti dimissibili, al fine di poter affrontare l’eventuale emergenza».
La replica dell’assessore sugli ospedali di Cagliari: “La circolare era riservata”
La notizia non è la solita bufala (sebbene la stampa di sinistra si sia scatenata per silenziare il fatto) che circola sul web. A darne risalto, con relativa pubblicazione della lettera originale, il deputato di Unidos, Mauro Pili. Da parte sua, Luigi Arru, assessore alla Sanità della giunta di centrosinistra, ha stigmatizzato la scelta di rendere pubblica la circolare (“Era un documento riservato”), confermando la veridicità della circolare. Arru ha specificato che è prassi liberare i posti letto, quando si tratta di affrontare emergenze. E l’emergenza migranti in Sardegna è sotto gli occhi di tutti. Poi il tentativo di tranquillizzare i sardi: «La circolare prevede che siano prontamente dimessi i pazienti “divisibili”».
A Cagliari anziani appena operati rimandati a casa
La risposta si Pili non si è fatta attendere e racconta pure come ha ottenuto la circolare: «Quando il familiare di un paziente dimesso senza motivo si è lamentato gli hanno risposto che sono disposizioni superiori. Eppure il paziente era stato operato due giorni prima, per giunta anziano. Gli mostrano la circolare: Dimettere! Il figlio la fotografa, me la trasmette: indignato, mi chiede aiuto. Ha protestato e le dimissioni sono rientrate. Ma questo, secondo i canoni dei servi di stato, non si può e non si deve dire. Il Prefetto di Stato ha ordinato il silenzio, l’assessore di partito ha disposto il bavaglio. Salvo, poi, disporre la revoca di tutti, dicasi tutti, i ricoveri programmati».