Scontro Vivendi-Finivest: occhi puntati sulle contromosse di Berlusconi

14 Dic 2016 14:09 - di Valerio Falerni

S’infiamma lo scontro commerciale tra Vivendi e Fininvest dopo l’annuncio di Vincent Bolloré di voler rastrellae azioni per arrivare a totalizzare un 20 percento di partecipazione che farebbe della società francese di comunicazione il secondo riferimento societario dell’azienza della famiglia Berlusconi. E proprio su Arcore sono puntati gli occhi di tutti (mercati compresi dopo che martedì il titolo ha registrato un aumento record del 26,2 per cento) in attesa delle possibili nuove contromosse della Fininvest. In particolare si cerca di capire quale sbocco concreto avrà l’annuncio della famiglia Berlusconi di aver arrotondato, tra acquisti e diritti di acquisto, in queste ore, la partecipazione in Mediaset salendo dal 38,266 per cento del capitale al 39,775% al netto  delle azioni detenute personalmente.

Vertice tra Berlusconi e i figli Marina e Pier Silvio

Ovviamento la scalata di Vivendì a Mediaset s’intreccia con le questioni politiche e su quale sarà l’atteggiamento del “nuovo” governo Gentiloni rispetto a quello che già s’annuncia come un complicato dossier. Silvio Berlusconi, originariamente atteso nel pomeriggio a un evento a Roma, a quanto risulta, non potrà intervenire. Da fonti attendibili, tuttavia, è trapelato un vertice tenuto sempre nella serata di martedì Villa San Martino  tra lo stesso Berlusconi, fondatore del gruppo e la primogenita Marina, presidente Fininvest, e Pier Silvio, amministratore delegato Mediaset.

Gasparri: «Ora la sinistra si accorge che Mediaset è un pezzo d’Italia»

E proprio sui possibili risvolti politici della scalata ostile di Vivendi al gruppo guidato dalla famiglia Berlusconi è intervenuto con una dichiarazione l’ex-ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, padre della legge di rirdino del sistema radiotelevisivo. A suo giudizio, tutto ciò rientra nella fisiologia del mercato in un settore, come quello della comunicazione, che ormai presuppone l’organizzazione e la concorrenza su e per piattaforme tecnologiche. «Era prevedibile, è successo con At&Tin America e anche in Europa la tendenza è che si formerà un grande polo», ha infatti spiegato Gasparri, che ha anche escluso che l’incursione del gruppo francese in Mediaset, sia stato favorito dal breve vuoto di governo. «È una tendenza che c’è a prescindere dai governi – ha detto l’attuale vicepresidente del Senato – ma questo dimostra il provincialismo della sinistra nel fare guerre storiche a Mediaset che è un pezzo di Paese, come Rai o Fiat».

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