Papa Francesco agli operatori del Bambin Gesù: mai più corruzione
Il “marchio di fabbrica” dell’Ospedale Bambin Gesù, di proprietà della Santa Sede, dev’essere «avere paura della corruzione». Lo ha detto Papa Francesco nell’udienza all’ospedale pediatrico nell’Aula Paolo VI. «Bisogna resistere alla tentazione di trasformare un ospedale di bambini in un luogo per fare affari».
Papa Francesco: basta con l’affarismo
Il Papa, nel suo discorso quasi interamente “a braccio”, circondato dai bambini sul palco della Sala Nervi, rispondeva alle domande di una infermiera del Bambin Gesù, di un ausiliare, di un neo-laureato in Scienze infermieristiche e di una ex paziente. In particolare al neo-laureato ha risposto: «Luca mi ha chiesto qual è il marchio di fabbrica del Bambin Gesù. Sono i bambini. Il Bambin Gesù – ha proseguito – ha avuto una storia non sempre buona. Alcune epoche non buone, con la tentazione di fare l’uniformità, cioè la tentazione di trasformare un ospedale di bambini in luogo per fare affari. Dove i medici diventano affaristi, gli infermieri affaristi, e tutti affaristi».
«La corruzione non viene da un giorno all’altro»
E ancora: «Non dev’essere tutto perfetto per chi lavora nel Bambin Gesù. Il marchio di fabbrica è anche essere stanco, sudato, sporco, aver voglia di andare a casa. E poi voglia nuovamente di rimanere… Ma una sola cosa: avere paura della corruzione». «Guardate i bambini», ha invitato il Papa. «Pensiamo, ognuno di noi: posso fare affari corrotti con questi bambini? No. Io posso finire la giornata sudato, sporco, stanco, con voglia di dire qualche parola brutta e mandare qualcuno a quel paese. Posso? Sì, ma senza corruzione! La corruzione non viene da un giorno all’altro. Si scivola lentamente, oggi una mancia lì, domani una raccomandazione là, e lentamente, senza accorgercene, si finisce nella corruzione». I bambini non sono corrotti, ha concluso Bergoglio. «È come in questo mondo dove si fanno tanti affari con la salute. Si inganna tanta gente con l’industria della malattia. il Bambino Gesù deve saper dire “no”. Peccatori sì, tutti lo siamo: corrotti mai!».