Dopo le polemiche, Silicon Valley in processione da Trump: “Ora meno tasse”

15 Dic 2016 8:29 - di Redazione

Solo qualche mese fa Donald Trump era il nemico giurato delle imprese digitali: minacciava boicottaggi contro Apple, attaccava il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, reo di incalzarlo sulla questione degli immigrati (la Silicon Valley ha un gran bisogno di ingegneri e matematici stranieri). E Jeff Bezos, gran capo di Amazon ma anche del Washington Post, schierato contro il candidato repubblicano, veniva minacciato di rappresaglie, qualora «The Donald» fosse diventato presidente. Tutto dimenticato, almeno in apparenza, si legge su “il Corriere della Sera“.

Trump incontra i boss della Silicon Valley

Ieri il neopresidente ha accolto festoso la processione dei top manager della tecnologia venuti a rendergli omaggio nella Trump Tower: «Sono qui per aiutarvi. Siete gente straordinaria». Tra il presidente conservatore e populista e l’industria del futuro, da sempre schierata coi democratici, se non è scoppiata la pace, è forse arrivato il tempo dell’armistizio. Ben ricordando come, alla vigilia del voto, 140 personalità della Silicon Valley guidate dal cofondatore della Apple, Steve Wozniack, avessero firmato un appello che definiva l’eventuale presidenza Trump «un disastro per l’innovazione», ü neopresidente aveva escluso le imprese di questo settore (salvo la «vecchia» Ibm) dal comitato dei suoi consiglieri strategici per l’industria. Poi l’invito ai manager dell’hi-tech ad un incontro una tantum coi collaboratori del presidente eletto per illustrare i loro problemi. I giganti digitali sono stati tentati di mandare figure di secondo piano.

Prima l’incontro di martedì di Trump con Bill Gates

Col fondatore di Microsoft che alla fine ha parlato del neopresidente conservatore come di un nuovo, potenziale John Kennedy: «Un presidente che ha la possibilità di ristabilire la leadership americana attraverso l’innovazione». Ieri pomeriggio, poi, sono arrivati alla Trump Tower Tim Cook di Apple, il fondatore di Google, Larry Page, e quello di Amazon Jeff Bezos, Elon Musk di Tesla e, ancora, l’amministratore delegato di Microsoft, Satya Nadella e quelli di Cisco Systems, Intel, Oracle, Ibm e altre aziende ancora. Solo due grandi assenti: Mark Zuckerberg (ma Facebook è stata comunque rappresentata dalla numero 2 e plenipotenziaria politica Sheryl Sandberg) e Jack Dorsey, il fondatore di Twitter. Forse in imbarazzo nel ruolo di inventore del trampolino che ha lanciato Trump verso la Casa Bianca. È presto per dire se queste imprese, già dimenticato il loro passato obamiano, avranno una collaborazione proficua con l’Amministrazione Trump. Certamente ieri si è discusso dei temi che uniscono — le tasse — più di quelli che dividono. Il neopresidente ha promesso a queste imprese di facilitare i loro scambi internazionali. 

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