Juncker celebra la firma di Maastricht: «Nessuno può fare a pezzi la Ue»
«Di quelli di allora sono l’unico sopravvissuto, siamo rimasti solo io e l’euro». Il “sopravvissuto” è Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione Ue, in pratica il governo europeo. L'”allora” cui di riferisce è il Trattato di Maastricht, di cui ricorre oggi il 25esimo anniversario della firma. Un quarto di secolo è passato da quell’impegno solenne che ha cambiato i destini dei popoli europei, cancellando le frontiere tra i singoli Stati in nome dell’euro, del Patto di stabilità e di una Bce indipendente.
Juncker: «Io e l’euro siamo gli unici sopravvissuti di 25 anni fa»
“Fu vera gloria?”, ci si chiede con sempre maggiore insistenza oggi di fronte all’immagine di un’Europa dominata da elite irresponsabili e distanti dalle reali esigenze dei suoi cittadini e dei suoi lavoratori. In proposito, Juncker – che il 9 dicembre (è anche il suo compleanno) del 1991 era ministro delle Finanze del Lussemburgo – ha pochi: «La sensazione attorno al tavolo – ricorda commosso – era che stavamo aprendo un nuovo capitolo della Storia», e allora «sentii che doveva essere la firma più importante che avrei mai messo» perché «avevamo davvero l’impressione di stare facendo la Storia, non vittime ma attori». La firma del Trattato, in verità, non fu facile: a Francia e Germania non piaceva la Bce e l’Olanda tentò fino alla fine di cambiare il Trattato. «Ma il suo tentativo fu “respinto”», ricorda il presidente della Commissione. Juncker ha celebrato la firma di Maastricht come una scelta imposta dalla globalizzazione e quindi dalla necessità di renderla competitiva nel suo insieme nell’arena mondiale: «il Vecchio Continente conta per il 25 per cento del pil globale. Tra venti anni – ha spiegato – nessuno dei Paesi Ue farà più parte del G7». Vero, ma è forte anche la richiesta di modifica delle regole. Juncker non chiude la porta, ma avverte che il cambiamento dei Trattati «non è per domani e neanche per i prossimi due-tre anni».
«Orbite differenti» per Turchia e Gran Bretagna
Il 25esimo anniversario di Maastricht non poteva tuttavia non fare i conti con la Brexit, cioè la secessione per via popolare della Gran Bretagna dall’Unione. Qui Juncker formula previsioni molto nette: «Quelli che hanno pensato di fare l’Ue a pezzi – ha dichiarato – sbagliano, perché non esisteremo come nazioni singole». La Brexit, per il presidente della Commissione, «non è una crisi o una tragedia, ma un’opportunità», nel senso che ora «dobbiamo inventare un’orbita differente per tutti quei diversi partner» come Gran Bretagna o Turchia che «non si sentono a loro agio».