In Germania un esercito di jihadisti “pericolosi” pronti a sostenere l’Isis

22 Dic 2016 10:44 - di Augusta Cesari

La Germania ancora choccata torna a fare i conti di sangue con l’esercito jihadista che minaccia il cuore del Paese e infuriano le polemiche sulla stampa per le falle del sistema di sicurezza che ha sottovalutato la potenziale pericolosità degli oltre 400 i jihadisti classificati come “pericolosi”, dei quasi 300 i foreign fighter rientrati da Siria o Iraq, e di una galassia di oltre 40.000 estremisti pronti a garantire sostegno logistico. L’Isis è alle luci della ribalta, ma ci sono anche altre filiere, legate al qaedismo o all’universo salafita estremista. Anis Amri, il tunisino sospettato numero uno per l’attacco al mercatino di Berlino, sarebbe stato in contatto l’iracheno Abu Walaa, arrestato a novembre scorso, e considerato una delle personalità più importanti dello Stato islamico nel Paese. Era a capo di una rete di reclutamento, di propaganda ma le indagini non hanno ancora chiarito se abbia avuto un ruolo operativo e di guida nei vari assalti all’arma bianca verificatisi in Germania quest’anno.

Germania, i precedenti sottovalutati

Lo scorso ottobre, il presidente dei servizi segreti interni Hans-Georg Maassen aveva rivelato che “l’Isis ha nel mirino le infrastrutture in Germania” e che “dall’inizio di settembre erano giunte ai servizi indicazioni sull’intenzione dell’Isis di attaccare” treni, luoghi affollati, anche l’aeroporto di Berlino. Diversi i piani effettivamente sventati in poche settimane. Il 26 novembre un 12enne tedesco-iracheno voleva colpire anche lui un mercatino di Natale, con una bomba a chiodi, a Ludwigshafen nel sudovest. Ora è indagato per terrorismo, “è stato guidato” da qualcuno scommettono gli inquirenti. La miccia dell’ordigno non esplose. In un modo o nell’altro potrebbe essere finito anche lui nella rete di Abu Walaa, il “predicatore senza volto” di 32 anni il cui vero nome e’ “Ahmad Abdelazziz A.”. 

Più o meno nello stesso periodo del suo arresto, il 12 novembre, le autorità segnalano Anis Amri come una potenziale minaccia per la sicurezza e secondo alcune fonti addirittura messo sotto sorveglianza. Si teme che possa fare parte del network e che sia sfuggito ai blitz che hanno portato in carcere Walaa e altre 4 persone. E che questa filiera sia molto solida, tanto da essere rimasta in piedi nonostante la caccia aperta dalle intelligence di tutto il mondo. Il 29 novembre è addirittura stata scoperta “una talpa islamista” nei servizi segreti, un 51enne al di sopra di ogni sospetto, che passava informazioni per preparare un attentato dinamitardo alla sede principale degli 007, a Colonia. Nelle ultime settimane, con l’avanzare delle forze irachene su Mosul e la morsa della Coalizione che si stringe su Raqqa, la propaganda dello Stato islamico invita i foreign fighter “a combattere a casa propria”. Il flusso di aspiranti combattenti di Bahgdadi è sceso a poche unità al mese, meno di 5, contro i 100 di due anni fa. Ora, a centinaia, sono pronti a sostenere l’ultimo colpo di coda del Califfo. 

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