Gli italiani over 65: autonomi e primi in Europa per volontariato
Evviva gli over 65 nostrani. Sembra infatti che gli over 65 italiani si tengono in forma facendo assistenza, a figli e nipoti ma sempre più spesso anche a genitori, e volontariato. Ma, rispetto agli omologhi europei, gli over 65 italiani hanno purtroppo un tasso di impiego più basso e una carenza di politiche che favoriscano un invecchiamento attivo. La fotografia è della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (Sigg), che lancia un allarme. Il rischio, spiegano gli esperti a congresso a Napoli, è avere una “generazione sandwich” che deve sostenere figli e nipoti con minori risorse causa crisi ma anche occuparsi dei genitori, grandi anziani in aumento. I dati sono frutto di uno studio europeo in 28 paesi, che ha indagato sui diversi determinanti dell’active aging, l’invecchiamento attivo, dalle politiche per favorire il grado di indipendenza degli anziani al loro coinvolgimento sociale e all’impegno in un lavoro. I tre milioni di over 65 che si dedicano all’assistenza di un familiare o al volontariato sugli oltre 13 milioni totali sono la percentuale più alta, il 24,1%, fra tutti i paesi studiati, pari all’Irlanda. Ad abbassare la posizione in classifica, che dalla media dei parametri ci vede al quattordicesimo posto, ci sono soprattutto il dato di anziani che lavorano, circa un milione, un tasso di occupazione pari al 27% contro il 46% della media europea e il 43,4% e le minori misure per favorire l’invecchiamento attivo e il grado di indipendenza. Tutto sommato gli anziani italiani sono comunque promossi sul fronte dell”active ageing’, sia pure con la sufficienza, sottolinea il presidente Nicola Ferrara, 6 milioni sono del tutto autonomi e perfino il 10-15% di chi ha piccole difficoltà e dei 2 milioni in condizioni di salute scadenti dedica parte del suo tempo agli altri. “Penso che un errore concettuale che è stato fatto negli anni scorsi è stato quello di aver sminuito il ruolo anche sociale del lavoro – afferma -. Ridare dignità al lavoro è l’unico viatico affinché venga socialmente accettato l’allungamento dell’età pensionabile. Tenuto conto di questa necessità, e che la speranza di vita attiva con buone performance funzionali si sta allungando, insieme alle politiche di promozione del lavoro giovanile si devono integrare politiche per un’implementazione del lavoro anche in età più avanzata”. Questi over 65, aggiunge l’esperto, si mantengono meglio in salute e sono una risorsa per il Paese: “L’attività di volontariato, per esempio, può e deve essere incentivata negli anziani, perché è un metodo ideale per continuare a sentirsi utili agli altri, per non isolarsi. L’assistenza a figli e nipoti è molto aumentata negli ultimi 4 anni, ma sarà probabilmente messa sotto pressione dall’aumento dell’età pensionabile delle donne: se da una parte restare al lavoro è positivo, esiste tuttavia il rischio di creare una “generazione sandwich” schiacciata fra la cura dei figli e dei nipoti e quella dei genitori, perché grazie all’allungamento della vita media i grandi anziani sono sempre di più”.