Donald Trump mette “Cane pazzo” Mattis al Pentagono: sarà il nuovo Patton?
Donald Trump lo ha presentato così, l’altra sera, nel comizio di Cincinnati, in Ohio: «James, “cane pazzo”, Mattis sarà il segretario alla Difesa. E quanto abbiamo di più vicino al generale George Patton nella nostra epoca». Il «generale d’acciaio» che nel 1945 condusse i soldati americani fino a Berlino e «mad dog», il «cane pazzo» che nel 2003 portò i suoi marines a Bagdad. Mattis, 66 anni, è in pensione da tre anni, ma non si è mai ritirato dal dibattito pubblico. Da tempo critica aspramente la politica di Barack Obama nel Medio Oriente: «un disimpegno» che ha favorito la crescita dell’Isis, si legge su “il Corriere della Sera”.
Mattis da sempre molto critico con Obama
Eppure era stato il presidente uscente ad affidargli il compito più importante: la guida dello United States Central Command, l’organismo che coordina le operazioni nelle aree di crisi, dalla Siria all’Afghanistan. Mattis durò tre anni: dal 2010 al 2013. Poi si scontrò con Obama sull’Iran. Con un linguaggio diretto, «mad dog» contestò le aperture nei confronti del governo di Teheran: la «minaccia più grave» per la pace nell’area. Obama gli tolse l’incarico. Per Trump questa è la migliore referenza possibile. Tuttavia il generale, con pragmatismo, oggi ritiene che sarebbe un grave errore sconfessare l’accordo con l’Iran sul nucleare. Occorre, invece, rafforzarne le garanzie, raccordandosi con gli alleati in Europa e nel Medio Oriente. Ma c’è, o meglio ci potrebbe essere, un altro problema. Nella lista dei rischi mondiali compilata dal generale compare anche Vladimir Putin.
Mattis non apre a Vladimir Putin
Mattis osserva con allarme «l’espansionismo» del presidente russo: l’annessione della Crimea, il sostegno ai ribelli nell’Ucraina dell’Est, le pressioni sui Paesi baltici, l’appoggio senza riserve al leader siriano Bashar al Assad. Pensa che gli Stati Uniti debbano reagire con forza, non con un atteggiamento accomodante. Infine l’ex capo dei Marines, secondo quanto scrive il New York Times, avrebbe spiegato a Trump che la tortura dei prigionieri non serve a nulla. «The Donald» lo aveva incontrato il 19 novembre scorso, durante il weekend di consultazioni nel suo campo da golf nel New Jersey. Commento entusiasta, ovviamente via Twitter: «Sono rimasto molto impressionato». Il carattere spigoloso non gli ha impedito di beneficiare nel corso degli anni di una reputazione solida e trasversale. Il suo sponsor politico più convinto è il senatore dell’Arizona John McCain: sarebbe stato lui a suggerirlo a Trump, o, forse, al suo vice Mike Pence.