Con la Barilla l’Italia vince la sfida del pane in Francia. E sbriciola la baguette
Altro che croissant e baguette: a dispetto di quanto si possa immaginare, e a soddisfazione di quell’inesauribile antagonismo gastronomico che da sempre divide il mondo gourmet – oltre che quello imprenditoriale – tra pro-made in Italy e filo-francesi, nei giorni della scalata di Vivendi a Mediaset, è proprio il comparto alimentare a segnare la differenza e a rinverdire, una volta di più, l’antica rivalità tra noi e i nostri ugini d’oltralpe: un tema caldo che, mai come quest’anno, può essere vinto, a tavola, con pane e pasta italiani.
Barilla vince la sfida del pane contro la Francia
Una supremazia alimentare dimostrata a più riprese anche da altri celebri brand: per esempio dal Gruppo Colussi, primo gruppo in Italia per crescita nel 2016 (+21,5%), che rilevò il pastificio Agnesi dalla multinazionale francese Danone, riportando nel 1999 in Italia un marchio storico della pasta, anzi il primo pastificio sorto in Italia nel 1824. Lo ha dimostrato la Lavazza, solerte nel marciare in controtendenza al di là della frontiera di Ventimiglia rilevando, a marzo 2016, i marchi di Carte Noire in Europa, dal caffè macinato e in grani, alle cialde e le capsule. E ancora, alla Danone sono state strappate da Terme Acqui le acque minerali Sangemini e Fabia. Va detto però anche che negli scaffali molti prodotti “made in Italy” hanno in realtà la targa estera: dai liquori Martini alle caramelle Sperlari, dai Baci Perugina ai formaggi Galbani e l’acqua San Pellegrino.
Pane, pasta e logiche di mercato
E allora, nelle logiche del libero mercato la Barilla – che vanta un passaporto 100% italiano – si aggiudica il primato di riuscire a fare il pane nel paese delle baguette, la Francia appunto, dove ora è leader nel settore del bakery con il marchio Harrys: dal 2003 il gruppo ha investito oltralpe quasi 170 milioni di euro. Quartier generale a Parma, dove è nata nel 1877; una parentesi americana nell’asset proprietario che risale al 1971 – quando l’azienda fu venduta alla multinazionale americana W.R. Grace, in possesso della quale rimase fino al 1979, quando poi tornò saldamente in mani italiane – Barilla in Francia conta dunque 1.540 dipendenti e 6 stabilimenti dove vengono prodotti circa 157.000 tonnellate di prodotti da forno, che le garantiscono una quota del 32% nel settore dei pani morbidi confezionati e del 14,3% nei prodotti da forno. Non solo: oggi Barilla esporta in oltre 100 Paesi pasta, dolci sughi e altri simboli del Made in Italy alimentare. E allora: la prossima sfida coi francesi? Si disputerà tutta a colpi di brindisi di Capodanno, quando tra Champagne, spumanti e Prosecco, si giocherà la partita più “frizzante” dell’anno…