Anche Verdini tiene famiglia: «non toccate i miei figli». E lascia l’aula

19 Dic 2016 17:58 - di Paolo Lami

E’ stato quando il pm, parlando dei legami con il costruttore Riccardo Fusi, ha ricordato la circostanza che la moglie di Denis Verdini aveva chiesto a Fusi la disponibilità di camere per i figli negli alberghi di sua proprietà. Denis Verdini imputato assieme ad altre 42 persone, non c’ha visto più. E con uno scatto d’ira ha lasciato l’aula, del processo a suo carico per il crac della banca di Credito cooperativo fiorentino, dov’era in corso la prima delle quattro udienze previste, per la requisitoria dell’accusa. Non è servito il richiamo del presidente del collegio. Che rivolto all’avvocato del senatore di Ala ha detto: «così non va».

Verdini è uscito dall’aula del Tribunale di Firenze visibilmente su di giri. Il pm ha «toccato i miei figli», ha detto inferocito quello che per 20 anni è stato presidente dell’Istituto di credito travolto dal collasso. «Non voglio mai più assistere a scatti d’ira e gesti plateali come quello di prima», ha detto Mario Profeta, presidente del collegio del tribunale di Firenze. E parlando poco prima di una pausa dell’udienza ha aggiunto: «Mi riesce difficile di essere così compassato» spiegando, comunque, che «la vicenda è chiusa qui».

Nella prima parte della requisitoria al processo per il crac della banca Credito Cooperativo Fiorentino il pm Giuseppina Mione ha passato al setaccio quelli che ha definito preliminari di compravendita immobiliare «farlocchi», anche senza data e senza firma, il cui unico scopo era quello di far avere dalla banca affidamenti destinati alle società del gruppo Fusi-Bartolomei, per far girare i soldi fra le stesse società e dimostrare «una apparente operatività che tutto andava bene». Una «sorta di gioco delle tre carte», ha accusato il pm. Una requisitoria che, nella sua parte iniziale, è stata incentrata dall’accusa sulle società dei costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei e sui loro rapporti con la banca.
«Sfido chiunque di voi – ha detto fra l’altro il pm Mione che ha condotto l’inchiesta con il procuratore aggiunto Luca Turco – ad andare in banca e farsi dare dei soldi su un foglio senza data né firma».

I fidi per quei contratti preliminari «rientrarono tutti, in più modi, anche ristrutturati», ma rientrarono tutti, ha replicato Verdini prima di uscire dall’aula.
E rifacendosi alle parole del pm, in particolare proprio alla frase «sfido chiunque di voi ad andare in banca farsi dare i soldi su un foglio in bianco», il senatore di Ala, ha osservato: il pm «omette (di dire, ndr) che sono persone fisiche, con qualità reddituali e patrimoniali, che dialogano con i funzionari, rilasciano fidejussioni personali e polizze assicurative».
Quanto sentito dal pm «è inascoltabile dal mio punto di vista – protesta Verdini – perché i fatti sono tutti differenti». Secondo il senatore di Ala non è vero che sono stati trovati preliminari senza data. Infine, ha aggiunto, che la frase «circolo vizioso» descritto dal pm sulle condotte di Fusi, è riferito anche a Bnl «che, però, non è in questo processo».

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