Taranto, la nomina degli scrutatori scatena la “guerra” a sinistra

17 Nov 2016 12:32 - di Sara Gentile

A Taranto il referendum provoca una guerra nel centrosinistra.  Dopo una “pausa di riflessione” di quarantott’ore, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, che aveva minacciato le dimissioni per divergenze con la sua giunta (che ha nuovamente azzerato a soli due mesi di distanza dall’ultimo rimpasto) e i partiti di maggioranza, ha annunciato che per il momento non lascerà l’incarico. Stefano avvierà una verifica politica con i partiti della coalizione di centrosinistra, con cui ha già avuto un chiarimento. Il primo cittadino (il cui secondo mandato consecutivo scade il prossimo anno) aveva censurato i criteri di scelta adottati per l’individuazione degli scrutatori da impiegare nei seggi in occasione del referendum costituzionale del 4 dicembre (25 tramite sorteggio pubblico e 550 nominati dai consiglieri comunali), parlando di nomine “clientelari”.

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Ma la crisi, che parte da lontano, si è acuita per uno scollamento tra consiglieri di maggioranza, assessori e dirigenti. L’indirizzo politico, insomma, sarebbe stato spesso disatteso. Il sindaco testerà nei prossimi giorni il patto di fine mandato. Ai giornalisti ha detto che, in caso di altre divergenze con i partiti alleati, rassegnerà le dimissioni irrevocabili. «Abbiamo tante piaghe – ha detto il sindaco di Taranto – da sanare. Mi appello anche alla minoranza: dobbiamo servire le istituzioni a servizio della città e lavorare insieme». Il sindaco ha sottolineato inoltre che «l’amministrazione deve produrre e non deve passare giorno dove non ci sia la conclusione di un lavoro. Non si tratta di mettersi né stellette né medaglie ma lavorare per le persone, altrimenti ce ne andiamo a casa. Siamo pronti a mettere da parte anche chi è più numeroso nella maggioranza».

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