Prato, donna perde la causa di divorzio per colpa di Facebook

24 Nov 2016 14:06 - di Redazione

Si può perdere una causa di divorzio per colpa di Facebook? Sì se un marito o, come nel caso di specie, una moglie posta sul proprio profilo foto e commenti che possono pregiudicarne l’immagine. È esattamente quanto è accaduto ad una donna che si è vista condannata a versare ogni mese all’ex-consorte 200 euro mensili per il mantenimento della figlia maggiorenne ma non autosufficiente per colpa di alcune immagini che la ritraggono in discoteca, insieme alla figlia sedicenne, vestita con leggins attillati e corti che il giudice ha reputato del tutto «inadeguati per una cinquantenne».

La sentenza di divorzio emessa dal tribunale di Prato

La sentenza – di cui ha dato notizia La Nazione – è stata emessa dal tribunale di Prato. A dimostrazione che la donna è stata ritenuta l’unica responsabile della fine del matrimonio e quindi del divorzio, il magistrato – oltre ad imporle il versamento mensile dei 200 euro per il mantenimento della figlia – ha anche disposto  l’assegnazione dell’abitazione acquistata congiuntamente dai due in favore dell’ex-marito.

Il legale della donna: «Valuteremo se fare appello»

Diverse le motivazioni che il giudice ha riportato nella sentenza di divorzio, attribuendo rilevanza anche a quanto pubblicato su fb dalla donna. Nel mirino, infatti, sono finite appunto le foto ma «discutibili» sono stati giudicati anche alcuni commenti postati dalla donna sul social: uno, in particolare, relativo ad un incontro che la donna avrebbe avuto con un altro uomo: «È insaziabile di me…». Ma non è tutto: secondo quanto ricostruito, infatti, la donna avrebbe anche prelevato circa 15mila euro dal conto cointestato con l’ex marito usandoli per andare dal parrucchiere e dall’estetista nonostante la famiglia vivesse un momento di grave difficoltà economica. Circostanza, questa, negata però dalla signora che ha precisato di aver utilizzato quei soldi per varie spese domestiche. Il verdetto non convince il legale della donna, Serena Cresti: «Condannare la mia assistita perché indossava dei leggins o per due foto su facebook – ha detto – mi sembra assurdo. Valuteremo se fare appello».

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