Manifestazione del centrodestra: perché andremo a Firenze

11 Nov 2016 15:09 - di Gianni Alemanno

Domani la Lega di Matteo Salvini ha invitato tutte le forze del centrodestra a una grande manifestazione popolare a Firenze per schierarsi senza tentennamenti sul NO alla riforma Renzi-Boschi. Ci sarà Giovanni Toti di Forza Italia, Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia, tantissimi Sindaci con la fascia tricolore, ci saremo anche noi di Azione Nazionale. Perché è importante essere domani a Firenze? Non solo per motivare sul NO il popolo del centrodestra, ma per far comprendere a tutti l’importanza e il significato politico della partita che stiamo giocando.

«È finita l’epoca del pensiero unico»

La vittoria di Donald Trump alle presidenziali Usa è stata paragonata – dal sottoscritto come da Enrico Letta, ovviamente con significati opposti – alla caduta del Muro di Berlino del 1989, per la portata epocale di questo evento. Con la caduta del Muro finì l’epoca del comunismo, con le elezioni di Trump finisce l’epoca del politicamente corretto e del pensiero unico progressista. In tutto l’Occidente esistono forze in grado di rappresentare, con toni e valori diversi, questa svolta. Da Nigel Farage e Boris Johnson in Gran Bretagna, da Marine Le Pen in Francia a Frauke Petry in Germania, fino a Viktor Orban in Ungheria. Si tratta di forze montanti e vincenti che, al pari di Donald Trump, non solo non si sono fatte intimorire dall’accusa di populismo, ma l’hanno trasformata in uno strumento di comunicazione mediatica.

Un grande incontro aperto a tutto il centrodestra

Solo in Italia tendenze di questo tipo, pur esistendo, non hanno ancora assunto quel carattere dirompente che contraddistingue gli altri esempi occidentali. Tra i Leader principali della politica italiana solo Matteo Salvini ha avuto il coraggio di schierarsi apertamente dalla parte di Trump (lo abbiamo fatto anche noi, ma ovviamente contiamo molto meno), mentre tutto il centrodestra è ancora percorso da divisioni, rivalità e divaricazioni sul programma. Certo, la vittoria del tycoon americano ridarà smalto anche al suo omologo italiano, Silvio Berlusconi, che è l’unico leader europeo che può vantare un percorso simile a Trump e una mai rinnegata amicizia con Vladimir Putin. Domani proprio Salvini ci chiama a un grande incontro aperto a tutti, senza divisioni e senza discriminazioni, in Piazza Santa Croce, per mostrare il volto della gente vera – di centrodestra e non solo – che non ne può più della decadenza italiana, delle menzogne di Renzi e delle buffonate di Beppe Grillo. Un popolo che ha già individuato i suoi nemici, ma che è alla ricerca di una bandiera politica e programmatica per costruire anche in Italia la svolta del “populismo identitario”, ovvero di una mobilitazione della gente basata non sul moralismo dell’antipolitica ma sulla forza dei richiami all’identità e alla sovranità nazionale.

La via italiana al “populismo identitario”

Ecco perché è importante Firenze: in quel bagno di folla e in quella fusione tra linguaggi, storie e percorsi diversi, potrà nascere la via italiana al populismo identitario, una via italiana che non deve copiare modelli stranieri (non dobbiamo certo imitare la rozzezza di Trump né il laicismo della Le Pen), ma che deve trovare nella nostra identità la strada per fare incontrare di nuovo il Popolo e la Nazione italiana.

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