L’Italia non vota il bilancio Ue 2017. Ma è un altro bluff di Renzi, il veto è inutile

17 Nov 2016 12:33 - di Alessandra Danieli

Semaforo verde al bilancio Ue 2017. Dopo una lunga notte di negoziati, è stato trovato un accordo tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue sul bilancio per il 2017. Questo prevede 157,9 miliardi in impegni e 134,5 miliardi in pagamenti, pari rispettivamente a un aumento dell’1,7% e a una riduzione dell’1,6% rispetto al 2016. Le risorse a favore di immigrati, giovani e crescita verranno aumentate rispetto all’anno in corso: 5,91mld in termini di impegni saranno disponibili per affrontare la crisi dei rifugiati e la sicurezza, pari a un aumento dell’11,3%.

Bilancio Ue, l’Italia si astiene

Per la prima volta Matteo Renzi prova a fare la voce grossa al tavolo europeo, ma senza risultati concreti da portare a casa. L’Italia si è astenuta nella votazione notturna per dare l’ok all’accordo sul bilancio Ue 2017: non era mai successo che l’Italia non votasse  a favore del bilancio comunitari ma la “ribellione” non avrà conseguenze perché l’unanimità – come ha ricordato Renato Brunetta – è necessaria solo per l’approvazione del bilancio pluriennale.

Un altro bluff di Renzi

La proposta di compromesso finale presentata dalla Presidenza slovacca e accettata dal Parlamento europeo ha recepito una parte delle richieste italiane, quelle sul finanziamento aggiuntivo (700 milioni) dei programmi Erasmus, Horizon 2020 e iniziativa Giovani. Ma questo non è stato ritenuto sufficiente dalla delegazione italiana, anche in linea con la riserva posta nei giorni scorsi sulla revisione di medio termine del quadro finanziario complessivo 2014-2020. Di fronte ai dubbi e alle critiche in queste ore Renzi assicura che nel prossimo bilancio dell’Unione europea «il governo è pronto a ogni tipo di intervento, fino al veto. Ma non vogliamo fare gli egoisti: siamo pronti a fare la nostra parte ma chiediamo da parte dell’Europa più attenzione su crescita e migranti». Il non voto italiano al bilancio Ue, che conferma i burrascosi rapporti tra Palazzo Chigi e Jean-Claude Juncker, ha tutta l’aria di un bluff per presentare agli elettori italiani un governo autonomo dai ricatti. È un altro spot elettorale che non ha alcuna base giuridica nei Trattati Ue o in altre norme dell’ordinamento comunitario.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *