I bunker di cemento armato albanese: l’ultima eredità della follia comunista

19 Nov 2016 15:51 - di Antonio Pannullo

È stato aperto oggi al pubblico, il rifugio antiatomico sotterraneo costruito dalla dittatura comunista di Enver Hoxha in Albania, negli anni Ottanta, nel centro della capitale albanese Tirana. La struttura si trova sotto il ministero dell’Interno su una superficie di oltre mille metri quadrati, ed ospita 24 stanze e una sala riunioni. Da oggi, il rifugio, la cui entrata è rappresentata da un bunker, è un museo dedicato alla storia delle forze dell’ordine albanesi, dal 1913. Un grande spazio occupa l’esposizione di documenti e materiali relativi a uno dei periodi più bui della storia del Paese, quella della polizia segreta del comunismo. Il rifugio era nato per proteggere il ministro dell’Interno e il suo staff dirigenziale in caso di attacchi chimici o atomici. Si tratta di una delle ultime grandi opera del genere costruite dal comunismo, oltre ai 170mila bunker sparsi in tutto il Paese a partire dagli anni ’70. La struttura non è mai stata utilizzata. Le cifre sono diverse a seconda delle fonti: secondo due studenti albanesi che si stanno occupando del recupero dei bunker, essi sarebbero addirittura 750mila. I più grandi, comunque, sono all’incirca mille.

In Albania ci sono centinaia di migliaia di bunker

Era un’ossessione del dittatore comunista Hoxha, che temeva inspiegabilmente un’invasione – da cielo o da mare – da parte dei fantomatici nemici occidentali. Il progetto-bunker partì nel 1967, e ancora oggi queste semisfere di cemento armato sono onnipresenti in tutta l’Albania: coste, colline, pascoli, montagne, città, non c’è un luogo dove il bunker non sia presente. Dalla rivoluzione democratica che cacciò il comunismo, i bunker sono stati riconvertiti: ne hanno fatto chiese, musei, negozi, bed & breakfast, discoteche, case di civile abitazione, bar, cabine balneari, un po’ tutto insomma.  L’idea dei due giovani studenti albanesi, Elian Stefa e Gyler Mydyti, allora laureandi al Politecnico di Milano, è chiamata “Concrete Mushrooms” (da cui sono state tratte le foto a corredo del servizio), ed è quella riciclare i bunker di cemento armato trasformandoli in piccole botteghe e locali commerciali. La devastazione di uno dei più bei territori dei Balcani è uno delle eredità lasciateci dal comunismo mondiale, e forse neanche la più grave.

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