Il Msi palestra di passione politica e di libertà. Al via la mostra sui 70 anni
Msi e memoria. Msi e passione politica. Msi e libertà. Msi e movimentismo. Msi e pacificazione nazionale. Sono state numerose le suggestioni emerse dalla conferenza stampa con cui la Fondazione An ha presentato la mostra per i 70 anni del Movimento sociale che sarà ospitata nella sede, rimessa a nuovo, della ex sala De Marsanich in via della Scrofa. Una location polifunzionale che avrà lo scopo, proprio a partire dalla mostra sul Msi (curata da Giuseppe Parlato) di valorizzare l’eredità culturale della destra italiana.
“Credere nel destino comune dell’Italia”, ha spiegato il presidente della Fondazione An Franco Mugnai, è stato sempre il “filo conduttore” di chi nel Msi ha militato trasformando un partito nato sulle ceneri di una sconfitta in un movimento alternativo alla partitocrazia. “La scelta di chiamarsi Movimento – ha aggiunto – significava che quegli italiani non si sentivano di parte, ma rivendicavano il senso di appartenenza a un’unica Patria, a un’unica comunità”.
Marcello Veneziani, direttore scientifico della Fondazione e ideatore dell’iniziativa, ha sottolineato che lo scopo della mostra (che sarà inaugurata il 20 ottobre e durerà fino al 10 febbraio) è quello di “riscoprire passioni civili disperse”. La scomparsa dei partiti fortemente identitari ha creato curiosità e attenzione per i leader che sono stati protagonisti a destra come a sinistra. “Uomini come Giorgio Almirante o come Enrico Berlinguer – ha detto Veneziani – sono stati esponenti di un passato importante, rispetto al quale c’è non solo nostalgia ma anche attenzione volta al recupero di valori. Di qui il titolo, Nostalgia dell’avvenire, che riprende proprio uno dei più fortunati slogan del Msi”. Veneziani ha anche voluto dare rilievo al fatto che la mostra non è dedicata a uno o più leader ma al “popolo missino” senza il quale la storia della Fiamma non avrebbe potuto essere incisiva fin dal primo dopoguerra.
Ciascuno dei partecipanti alla conferenza stampa – oltre a Mugnai e Veneziani, Roberto Petri, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno, Italo Bocchino – deve molto al Msi e ai suoi insegnamenti. “Voglio accennare solo, e ci sarà modo di approfondire – ha detto La Russa – al tema della pacificazione, perché il Msi non ha mai voluto essere l’opposizione per l’opposizione, ma aspirava ad essere guida per l’Italia in virtù dei valori che incarnava. Parlare di pacificazione dopo le lacerazioni dell’immediato dopoguerra significava, con spirito di servizio, far prevalere l’interesse nazionale su tutto il resto”.
Gianni Alemanno, che è stato tra l’altro a capo dell’organizzazione giovanile del Msi, il Fronte della Gioventù, ha aggiunto che accanto alla “nostalgia” quel partito fu palestra di “libertà, partecipazione e garantismo”. “Il Msi – ha detto ancora Alemanno – è stata una scuola eccezionale di coraggio intellettuale, per le battaglie intraprese in nome di quella libertà” che troppo spesso proprio a quella parte politica non veniva riconosciuta.
Maurizio Gasparri, infine, ha ricordato alcune tappe della storia del Msi – il governo Tambroni, la nascita della Costituente di destra – che dimostrano come il partito abbia sempre cercato di inserirsi in un processo di governo, aspirando alla formazione di un centrodestra al servizio degli italiani. Ancora, per Gasparri, il Msi è stato esempio di come sia possibile attingere dalla base per costruire una classe dirigente qualificata.