L’ultima “furbata” di Alfano: lanciare Taormina per le Olimpiadi del 2028…
Ancora parole vuote e promesse difficilmente mantenibili. Ecco l’ultima “furbata” di Angelino Alfano. Sfumata l’opzione olimpica per Roma, Angelino Alfano candida Taormina per le Olimpiadi del 2028. E il motivo è semplice: Taormina ospiterà a maggio dell’anno prossimo il G7 e quindi potrebbe sfruttare quell’evento internazionale per proporsi come candidata alle future e lontane Olimpiadi del 2028. Fantapolitica, ma non per Alfano, che ci prova a fare il serio. «Quella di Taormina – ha detto il ministro dell’Interno – è una sfida straordinaria perché consente alla Sicilia di stagliarsi agli occhi del mondo come una terra in grado di ospitare i grandi eventi e penso che, andando bene il G7, l’Isola potrà candidarsi per le Olimpiadi, non per l’anno in cui Roma le ha perse, ma quelle successive del 2028, con un sistema da infrastrutture. Il G7 potrà essere un volano per grandi eventi in Sicilia».
Alfano candida Taormina alle Olimpiadi
Si direbbe un tema da campagna elettorale: promesse, sviluppo, lavoro e occupazione. E quelle poche parole pronunciate per candidare Taormina alla Olimpiadi del 2028 le contengono tutte. Prime mosse per non trovarsi spiazzato e privo di consensi quando gli italiani saranno chiamati alle urne, che avverranno molto prima del lontano 2028? Alfano è un abile tessitore. Sa benissimo che i siciliani non perdonano i tradimenti. E ora cerca di spianare il suo futuro catturando le loro simpatie nel tentativo di far dimenticare le sue giravolte politiche. Alle elezioni politiche del 2013 era stato, infatti, capolista del Pdl alla Camera nelle circoscrizioni Sicilia 1, Piemonte 1 e 2, Lazio 1. Ma nell’aprile dello stesso anno aveva gettato il giaccone blu per indossare il loden, che dai tempi di Monti era diventato il simbolo dell’antiberlusconismo. In pochissimo tempo aveva consumato il “tradimento” e con qualche suo deputato era passato dall’altra parte del fronte creando il Nuovo Centrodestra e stringendo in Parlamento un’alleanza con il Pd a sostegno del governo Letta. Patto che lo aveva traghettato qualche mese dopo nel nuovo governo Renzi, dove continua a stare in instabile equilibrio. Ma il “tradimento” politico alla lunga non paga e questo Alfano da buon siciliano lo sa.