“Andiamo a comandare”. Il tormentone estivo anti-droga che piace a destra
“Forse sono un pazzo, o sono un genio…”. È un genio, garantiamo noi, altro che il tartarugato Fedez o il cannaiolo Dj Ax, che in un attimo sono stati spazzati via con il loro sinistro nuvolone di fumo e politica da una canzone che è diventata l’inno dell’estate, “Andiamo a comandare”, firmata da Fabio Rovazzi: un video-maker anticoformista che ha scelto di lanciare, per la prima volta nel mondo del rap (ci aveva provato solo in un paio di brani Fabi Fibra) messaggini subliminari contro lo sballo giovanile da spinelli e alcool. Alla faccia dei rapper “impegnati” su tutto, Tav, Salvini, canne, tranne che sulle sette note.
Ci voleva un ragazzino di 22 anni mingherlino e dinoccolato, con il viso da bravo ragazzo e un po’ stralunato, per dimostrare che si può fare un rap divertente senza per forza inneggiare alla droga, alle canne, alle sbronze, senza sproloquiare di politica per raccattare qualche like, senza fare i testimonial di niente se non del sano cazzeggio, quello che non ha bisogno di sballi ma di un po’ di sana follia.
“Forse sono un pazzo…”, canta Fabio Rovazzi. Sì, forse lo è davvero, perché oggi bisogna essere un po’ folli per scrivere una canzoncina che diventa il tormentone dell’estate con un testo in cui si parla di un tipo “che va a comandare” da astemio, bevendo acqua minerale, senza fumare marijuana e senza sballarsi in discoteca, ma “facendo selfie mossi”, “col trattore in tangenziale”, “in ciabatte nel locale”. Una lezione di “modernità” ai suoi pigmalioni, Fedez e Dj Ax, che nel video recitano la parte dei comprimari, il primo nel finto ruolo di un medico che lo invita ad “andare a comandare”, il secondo con una voce fuori campo che lo ammonisce, “che c.. stai facendo, Rovazzi!”. Ecco, appunto: che fai, Rovazza, niente canne?
Fabio ai due rapper famosi deve molto eppure ha avuto il coraggio di scegliere un’altra strada, premiata dal successo del brano. Niente banali messaggi sulle droghe, leggeri o pesanti, che si innescano nell dibattito su una legge sulla liberalizzazione delle droghe presunte light fortunatamente arenatasi in Parlamento: quello di Rovazzi è puro divertimento goliardico, nello stile antico e vincente dei grandi mattatori delle vecchie estati felliniane degli anni Settanta, dal pernacchio di Gassman in autostrada nel “Soprasso”, alle figuracce un po’ cafonal dei Vitelloni nei locali del lungomare riminese. Ecco perché l'”andiamo a comandare” piace a tutti, anche a destra, perfino in chi – udite udite – è rimasto ancorato alla vecchia idea che il vero cazzeggio sia quello che nasce dalla propria droga personale, l’adrenalina. Ecco perché forse siamo pazzi o siamo geni, anche noi.