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Sgominata una banda di finti finanzieri: decine di colpi in Piemonte

Sgominata una banda di finti finanzieri: decine di colpi in Piemonte

Cronaca - di Redazione - 16 Settembre 2016 - AGGIORNATO 16 Settembre 2016 alle 17:59

Si fingevano finanzieri per convincere le vittime ad aprire le porte delle proprie case, o a fermarsi in strada. Per essere più credibili indossavano pettorine con la scritta “Guardia di finanza” che chiaramente erano false. Subito dopo bloccavano le vittime con fascette di plastica e le derubavano. Dopo un anno di indagini, i carabinieri di Torino hanno smantellato la banda dei finti finanzieri, un gruppo di violenti rapinatori accusati di avere messo a segno decine di colpi per un valore complessivo della refurtiva di oltre  duecentomila euro. Sei le persone arrestate e decine le perquisizioni eseguite, nel corso delle quali sono stati sequestrati 344 grammi di tritolo, diversi metri di micce esplodenti e detonanti, armi, proiettili di vario calibro, caricatori e materiale per il confezionamento dei proiettili e dell’esplosivo.

Tra i finti finanziari c’è anche “nonno Tepepa”

C’è anche “Tepepa”, al secolo Ennio Senigallia, noto rapinatore torinese di 79 anni sul quale è stato girato anche un documentario, tra i sei banditi arrestati dai carabinieri. Era il “nonno-consigliere” della banda di finti finanzieri. Nulla era lasciato al caso dalla banda che, servendosi di numerosi basisti, monitorava a lungo le vittime prima di entrare in azione e sorprenderle in casa, in negozio o addirittura per strada.

I finti finanzieri hanno commesso numerose rapine in Piemonte

I sei finti finanzieri sono ritenuti responsabili di associazione per delinquere, rapina aggravata, sequestro di persona, porto di armi comuni da sparo, detenzione di materiale esplodente e munizioni, ricettazione, lesioni gravi. Si ritiene che il gruppo criminale abbia commesso numerose rapine in Piemonte. In strada e in ville, ma anche in uffici postali, ditte e ristoranti. Alcune vittime sono state anche picchiate e sequestrate in casa o chiuse nel bagagliaio delle loro auto. Negli uffici postali, invece, i rapinatori agivano con il volto coperto e armati di pistola, bloccavano i dipendenti prima di entrare e una volta dentro svuotavano le casse. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata disposta dal gip del tribunale di Ivrea. Le indagini sono iniziate nell’ottobre dello scorso anno.

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16 Settembre 2016 - AGGIORNATO 16 Settembre 2016 alle 17:59