Se De Benedetti si fa un think tank di geopolitica qualcosa sta cambiando
Se Carlo De Benedetti dà vita al suo personale pensatoio di geopolitica è segno che i tempi stanno mutando. O che, per lo meno, siamo in una situazione in cui potrebbero davvero mutare. Due fatti ce ne danno conferma: Vladimir Putin stravince nel voto popolare che lo consolida indirettamente alla guida della Santa Madre Russia nonostante il tentativo “occidentale” di affossarlo con un’informazione pilotata e strangolarlo con le sanzioni; Donad Trump avanza verso la Casa Bianca con l’impeto degli Ussari di Sua Maestà travolgendo certezze bipartizan e dinastie consolidate e facendo strage del politicamente corretto made in Usa. Il vento da scirocco sta virando a maestrale. Non è ancora detto, certo. Ma, pur se con qualche incognita e più di un dubbio, parrebbe che un desiderio di futuro si stia impossessando del Mondo. Un futuro che odora parecchio di passato. Ovvero di conoscenza. Di sapere. Per questo De Benedetti, che di antenne sensibili è munito, mette mano al portafoglio. Ed assegna il compito al suo think tank di geopolitica: intercettare il futuro. Un futuro in cui – come ci ha spiegato l’ottimo Pietrangelo Buttafuoco sul Fatto Quotidiano – non si possa più, ad esempio, essere leader in politica con «un livello di sapere da bar Sport». Un futuro in cui il sapere torni centrale. Anche per noi. Per noi Europa e per noi Italia. Per noi europei perché vada al macero, finalmente, la stucchevole, economicamente e politicamente devastante, retorica dell’unione continentale. Retorica che ci vede legati mani e piedi non solo a una moneta senza radici, ma anche a una storia obbligatoriamente condivisa mai vista e mai esistita nel Vecchio Continente. Per noi italiani perché finalmente possa emergere – non importa se a destra, al centro o a sinistra – possibilmente un po’ ovunque, una classe politica degna, capace e culturalmente attrezzata. Una nuova élite che ami la provocazione, ma la faccia finita con l’improvvisazione. Che sappia districarsi nel bailamme del web e che dia risposte concrete a bisogni reali. È difficile? Forse che sì. Ma, se uno come De Benedetti ci ha pensato, non è impossibile.