Roma, anche Tutino dice “no”: «Nel M5S chi si alza prima, comanda»

27 Set 2016 14:06 - di Valerio Falerni

E, alla fine, anche Salvatore Tutino abbandona e la casella dello strategico assessorato al Bilancio della giunta capitolina guidata da Virginia Raggi continua a restare desolatamente vuota. «Mi tiro indietro, sono da 20 giorni sulla graticola – si è lamentato con l’Ansa Tutino, magistrato della Corte dei Conti –  e lascio per il clima che c’è all’interno del partito che dovrebbe sostenere la giunta di Roma». Un clima che a lui, «tecnico non condizionato da adesioni acritiche», non è piaciuto per niente. Così come non gli è piaciuta la piega assunta dal M5S sulla complicata vicenda romana: «Il primo che si alza batte un colpo – ha detto Tutino – e anche le persone animate da buone intenzioni, e serie come la Raggi, se non sono messe nelle migliori condizioni non possono fare molto».

Tutino era assessore in pectore al Bilancio

Il “gran rifiuto” di Tutino, quindi, è più conseguenza della costatazione della difficoltà a calarsi nel contesto grillino che di una scelta personale. Solo poche ore prima, infatti, in un’intervista al MessaggeroTutino aveva provato a non lasciarsi condizionare più di tanto dalle critiche piovutegli dai Cinquestelle, su tutte quella di far parte dell’odiatissima “casta”. «Lasciamo perdere -era stata la sua replica -. Da che mondo è mondo è collegata alla politica, quindi ai politici, non a me». Una banalità che però, solo poche ore prima della rinuncia, suonava come volontà di farsi accettare dai grillini.

«Sono finito in un gioco più grande di me»

Ora Tutino è amareggiato, e si sente. Anche perché, da Palermo, solo due giorni fa la Raggi aveva fatto capire di essere pronta a completare la giunrta con la nomina del magistrato contabile: «La prima cosa che mi avevano chiesto – ha spiegato Tutino – era se ero disposto a fare un lavoro di squadra. Io ho sempre lavorato in squadra e lo ritengo importante. E questo anche perché è necessario avere una copertura politica per fare un lavoro da tecnico. Mi avevano dato tutte le garanzie. Ma poi – ha concluso – sono passati venti giorni, venti giorni che sono sulla graticola e mi sono trovato in mezzo ad una partita più grande di me».

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