L’Irlanda si prepara a fare appello contro la decisione della Ue su Apple
Farà appello, contro la pronuncia della Ue sulle tasse pagate dalla Apple in Europa, l’Irlanda dopo la decisione della Comunità Europea di richiedere all’azienda di Cupertino 13 miliardi di tasse non versate a Dublino.
Secondo il Financial Times online la mossa del governo irlandese è stata sostenuta soprattutto dai ministri con più peso all’interno dell’esecutivo del premier Enda Kenny e già la prossima settimana il Parlamento si riunirà per discutere il caso Apple.
La commissaria Ue alla concorrenza, Margrethe Vestager, ha spiegato la ratio della misura decisa dalla Ue: «non voglio rendere la vita difficile alle imprese responsabili che pagano la loro giusta quota di tasse», spiega la Vestager cercando di difendersi dalle accuse ricevute da più parti dopo la “stangata” alla Apple.
«Al contrario – ha aggiunto parlando a un convegno sulla fiscalità a Copenhagen – voglio assicurarmi che tutti abbiano un’uguale possibilità di successo» sul mercato. Ma, questo, senza aiuti di stato illeciti in forma di agevolazioni fiscali come è stato il caso di alcuni “tax rulings” come quelli concessi dall’Irlanda alla casa dell’iPhone, dall’Olanda a Starbucks o dal Lussemburgo alla Fiat.
«La Commissione non è un’autorità fiscale, e non stiamo cercando di diventarlo», ha sottolineato la Vestager soprattutto in risposta alle accuse delle autorità Usa intervenute a difesa della Apple colpita dalla decisione di Bruxelles.
Nel caso di Cupertino, ha spiegato infatti la commissaria Ue alla concorrenza, a porre problema non sono stati i prezzi dei trasferimenti dei lontani dal valore di mercato a costituire un problema, ma «la metodologia di allocare i profitti all’interno della stessa società». L’attribuzione di questi ultimi a «uffici capo» esistenti solo su carta, ha ribadito Vestager, «era completamente non in linea con la realtà economica».
«Ci rendiamo conto che a volte può essere impegnativo conciliare il ruolo di ex-commissario con la tentazione di esprimere pubblicamente il punto di vista di chi sta nella Silicon Valley o altrove e che è contrario alle decisioni della Commissione», dice dal canto suo il portavoce dell’esecutivo comunitario Margaritis Schinas in relazione all’editoriale dell’ex-commissaria Ue alla concorrenza e all’agenda digitale Neelie Kroes, attualmente membro di uno dei board di Uber, editoriale in cui Kroes ha attaccato la decisione presa dall’attuale commissaria Vestager su Apple. «Speriamo che Apple e l’Irlanda siano il più cooperative possibili per pubblicare al più presto la versione non confidenziale» della decisione adottata dall’antitrust Ue, che Vestager da parte sua, ha affermato, avrebbe pubblicato già ieri se le due parti lo avessero consentito.
«Così ognuno leggerà da sé» le motivazioni e potrà realizzare che «di fatto le regole sugli aiuti di stato non sono state applicate nel modo in cui siamo stati accusati», ha concluso il portavoce.
Ma, intanto, il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, ha fatto sapere che al G20 in Cina il presidente Usa Barack Obama guiderà una discussione sull’elusione fiscale, questione tornata di attualità dopo la decisione della Commissione europea su Apple.
Secondo Earnest, c’è la necessità di affrontare il problema dell’erosione della base fiscale in un modo che sia giusto per le società. L’approccio, ha rimarcato, deve essere coerente e coordinato a livello globale, e non basato su azioni unilaterali da parte di singoli Paesi. Earnest ha sottolineato che la questione è altamente tecnica e che gli Usa non si aspettano una svolta durante il G20.
Insomma ci vorrà tempo per prendere una decisione unitaria e che soddisfi tutti.
Dal canto suo Apple, attraverso il suo Direttore finanziario, l’italiano Luca Maestri, spiega la sua posizione sul tema: «siamo il più grande contribuente al mondo, di gran lunga. Siamo il più grande contribuente negli Stati Uniti. E crediamo di essere il più grande contribuente in Irlanda. Ma questo dalla presentazione di Vestager non emerge».
Secondo il Cfo di Apple l’affondo sulle tasse è stato «un money grab, una sottrazione di denaro da parte dell’Unione Europea». Vestager, dice Maestri, «parla di aliquote allo 0,005 per cento nel 2014. Be’, nel 2014 Apple ha pagato in Irlanda 400 milioni di dollari. Crediamo sia il più grande versamento che qualunque impresa abbia fatto nel 2014 in Irlanda. Abbiamo pagato 400 milioni di dollari anche negli Stati Uniti, e abbiamo accantonato diversi miliardi per versamenti supplementari che faremo quando riporteremo fondi in America. Ma per restare all’Irlanda: il nostro reddito lì è soggetto all’aliquota normale del Paese, il 12,5 per cento, quella che vale per tutte le imprese».
«Non so come ci arrivano» allo 0,005 per cento, dice Maestri sottolineando che se il problema è dove si pagano le tasse, «c’è modo di gestire queste cose nel processo legislativo. Noi aziende ci adatteremo», ma «non possiamo accettare questo tentativo di cambiare retroattivamente le leggi esistenti semplicemente perché a qualcuno una certa legge in Irlanda non piace e l’avrebbe voluta diversa. Ciò elimina la certezza della legge ed è un enorme problema in Europa».