La sinistra occidentale in pieno cupio dissolvi: scelte sbagliate e pregiudizi
Era il 1969, al momento dello sbarco sulla Luna, che per la prima volta si è cominciato ad intravedere con chiarezza un fenomeno nuovo, destinato a produrre effetti permanenti, quello di una mutazione genetica della sinistra occidentale. Allora, mentre quasi tutto il mondo celebrava l’avvenimento come l’alba di una nuova e ottimistica era per l’umanità, un’era che avrebbe potuto aprire nuove strade all’espansione e alla sopravvivenza per tutti, la sinistra occidentale comiciò ad esprimere, invece, una profonda avversione, con motivazioni di tipo pauperistico sulla necessità di spendere in altro modo, per le disuguaglianze sociali, in terra.
La sinistra occidentale e la sfiducia nel progresso
Molti commentatori nel provare a spiegare l’anomalia, anche per la grandissima sproporzione delle spese effettive in ricerca sviluppo, rispetto a quelle enormi per altre cause come quelle sociali o militari, l’attribuirono alla delusione per la sconfitta dell’Unione Sovietica, allora ancora riferimento fondamentale a sinistra, nella corsa allo spazio. Non era così, se non marginalmente, nel profondo c’era qualcosa di ben più importante, era cominciata, a sinistra, nella sinistra occidentale, una profonda crisi della fiducia nel progresso, della fiducia nell’uomo. L’impossibilità, sempre meno mascherabile, del comunismo a conciliarsi anche solo parzialmente con libertà e democrazia e la difficoltà crescente a giustificare ciò con la semplice necessità di tempo per costruire il socialismo, cominciarono – a causa del rifiuto psicologico ad abbandonarne il mito ancora fortissimo –a produrre riflessioni amare e negative sull’umanità, vista come imperfetta, incapace di vedere la bellezza di quella visione, per sua intrinseca colpa. Quasi un peccato originale degli esseri umani. E le riflessioni e la propaganda della sinistra cambiarono profondamente. Dalle vecchie e ingenue tensioni dei socialisti ottocenteschi verso un futuro di progresso roseo, in un moto inarrestabile per cui si poteva lottare, fino alle schematiche e dottrinarie tesi marxiane e alla prassi violenta del leninismo, la fiducia nelle “magnifiche sorti e progressive” non era mai fino allora venuta meno. L’uomo era visto come generalmente buono e solo da liberare dal capitalismo sfruttatore per progredire. La propaganda della sinistra occidentale era costruttivista, socialismo più elettrificazione era il programma e lo sviluppo industriale, la scienza o i voli spaziali, erano miti comunemente accettati come buoni, mentre le feroci repressioni venivano viste come inevitabili e solo momentanee necessità. Il Sol dell’Avvenire, anche se però non sorgeva mai. Di quella sinistra, rozza, pericolosa e settaria, ma progressista, non c’è più traccia, l’unica cosa che le è rimasta invariata è il fideismo. Ma in un’altra fede. una fede in cui al posto di Marx c’è Savonarola. Lungo tutto il corso degli ultimi decenni del secolo, la sinistra si è via via sempre più dedicata a criticare anzitutto l’essere umano, visto come troppo egoista, superficiale, accaparratore, erotomane, inquinatore, cinico, sedentario e nemico della cucina salutista. Insomma, gli uomini e le donne (soprattutto se occidentali) così come sono, con pregi e difetti, vizi e virtù, alla sinistra occidentale (dovrei dire alle sinistre, perché assai variegate, ma in realtà cambia poco) di oggi non piacciono proprio. E questo ha ingenerato un pericoloso atteggiamento contro il progresso, quasi una repulsione, un epidermico fastidio e insieme una marcata attitudine penitenziale. E così quasi tutte le cose, piccole o grandi, materiali o immateriali, che danno piacere stanno diventando tabù, dal sesso alle bevande gassate, dalla carne alla pennichella, fino addirittura alla letizia delle festività, a cominciare dal Natale, che ormai non si può più trascorrere senza essere afflitti da ore di trasmissioni sulla fame nel mondo, i drogati abbandonati, i lebbrosari e quant’altro e, quando per sbaglio ci fanno vedere un’immagine allegra, un albero di Natale o un bambino con un giocattolo nuovo, é solo per censurare, per stigmatizzare il criminale consumismo e la bieca distruzione della natura. E il progresso tecnico? Ma quale progresso, la decrescita felice ci vuole! Un no acritico al nucleare, alle acciaierie, alle raffinerie, agli oleodotti, all’alta velocità, agli ogm, alla chimica. E poi divieti e regole crescenti per imbrigliare le energie, controlli e obblighi per spegnere l’iniziativa, disprezzo totale per le esigenze della produzione, giustizialismo come etica e compressione continua delle libertà individuali. Ma cosa vogliono questi umani, così insopportabilmente gretti e diseguali, non vorranno mica davvero sopravvivere? Sarà forse un caso, ma tutte le battaglie più recenti della sinistra sembrano contro la perpetuazione della specie umana (in special modo nelle “varietà” occidentali). Contraccezione, aborto, eutanasia, unioni omosessuali, sono comportamenti non tanto da permettere, ma quasi da imporre o almeno da proporre, mentre virilità, femminilità, prolificità, difesa della vita in formazione, sono da combattere o almeno da esecrare. Quante volte abbiamo sentito parlare di “ambiente incontaminato” intendendo con questo termine un ambiente privo di presenza umana, dell’uomo inquinatore. Una natura innaturale è quello che piace alla sinistra, perché nella natura l’essere umano invece c’è e cerca di sopravvivere a cose purtroppo esse pure naturali come la fame, il freddo, le malattie, desidera avere dei figli e, magari, vuole perfino divertirsi. Anche sul piano della tipologia umana di riferimento, la sinistra occidentale e mondiale si è profondamente modificata. Dall’immagine del “pioniere” della gioventù sovietica, tutto fierezza, lavoro e partito, all’occhialuto e studioso giovanotto della FGCI, dall’orgoglioso operaio stakanovista, all’eroico combattente con la stella rossa, tutte immagini positive, anche se stereotipe (e un pò fasciste) siamo passati al culto dei mussulmani integralisti e disperati, alla “comprensione”del multiculturalismo, anche quando è pericolosamente sovvertitore, anche quando impone alle donne il chador (altro che libero amore). Siamo passati da Gagarin ad Arafat, da Lombardo Radice e Geymonat a Beppe Grillo e alla Boldrini. Anche i cattolici sono irriconoscibili. Tra Ottaviani e Arrupe, tra Pio XII e Bergoglio, c’è una reale soluzione di continuità e non basta il dominio, ormai quasi completo, della sinistra cattolica a spiegarlo, serve anche qui la presa d’atto di una modificazione nel profondo, nella visione dell’uomo. Si è passati dall’Homo faber, che deve fecondare la terra, peccatore ma fatto a immagine e somiglianza di Dio, all’uomo distruttore della natura, dalla chiesa di Roma sicura dei suoi dogmi e della sua missione, al relativismo di un ecumenismo antioccidentale. Sembra quasi che la Chiesa, oltre ad essere sempre meno mistica e consolatrice, si sia data lo scopo di distruggere la nostra società borghese col pauperismo e l’immigrazione selvaggia, forse anche perché la società occidentale, laica e razionalista, è vista come ostacolo al gesuitismo di potere. È vero comunque che, a partire dai cattocomunisti ai radical-chic, dai vetero-marxisti ai Verdi, dovremmo parlare di sinistre, anziché di sinistra, ma é quasi inessenziale, perché in realtà, in un mondo occidentale massificato e superficiale, molte distinzioni si sono di fatto rese evanescenti e l’unica differenziazione di fondo sopravvissuta –all’esatto contrario di quello che sostengono molti manipolatori- è quella, pur con tutte le sue articolazioni, tra destra e sinistra. Tra chi ama l’individuo così com’è e vuole salvarlo e chi lo vorrebbe completamente diverso (tragica e spesso sanguinaria follia di tutte le concezioni assolutiste e moraliste) ma, capito che non lo si può cambiare radicalmente, non è più realmente interessato alla sua sorte. Tra chi accetta di sembrare cinico per fare ciò che pensa sia bene e chi -con cinismo vero- lascia marcire i problemi per sembrare buono. Questa nuova sinistra è davvero pericolosa, perché la sua sfiducia e disistima nell’uomo, la spinge da un lato a considerare i problemi insolubili, dall’altro a ritenere che non valga davvero la pena di risolverli. E come questo possa essere utile all’umanità, é facile immaginare. La sinistra occidentale è oggi in pieno “cupio dissolvi”, è preda di una pulsione disgregatrice. È chiaro adesso che la conquista della Luna non poteva piacere e che fosse vista non tanto come una fuga in avanti, ma soprattutto come un tentativo di sfuggire, grazie alla conquista dello spazio, alla giusta punizione dell’umanità peccatrice: vivere (o più probabilmente morire ) dentro un mondo divenuto indifferenziata prigione. Ci rifletta seriamente la gente di destra, quando si perde in polemiche personali, in difesa di orticelli o in contemplazione del proprio ombelico, ormai temo che non si tratti più di difendere la “nostra” visione del mondo, a cominciare dalla Patria e dalla Libertà, ma, alla lunga, proprio il Mondo. Quello di tutti .