Filippine, Duterte minaccia Obama: “Non interferire, figlio di p….na”
Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, minaccia Barack Obama di non interferire negli omicidi extragiudiziari che colpiscono spacciatori e presunti tali. E usa un linguaggio assai colorito: “Figlio di p…, te la farò pagare”, afferma riferendosi all’imminente summit in Laos dove i due a breve si incontreranno. Duterte ha risposto così alla domanda di un reporter su come avrebbe spiegato a Obama l’alto numero di omicidi extragiudiziali, nell’imminente faccia a faccia previsto. Duterte, ex sindaco di Davao e noto con il soprannome di “castigatore” per la sua lotta al crimine, ha anche sottolineato di essere il leader di un Paese sovrano e di dover rispondere solo al popolo filippino. Per alcuni osservatori è una specie di Donald Trump filippino e non è nuovo a sortite di questo tipo: lo scorso 10 agosto ha irritato gli Stati Uniti per aver insultato, in un discorso ai militari trasmesso in tv, l’ambasciatore americano a Manila, Philip Goldberg, dandogli – in dialetto locale – del “gay” e “figlio di p…”.
Dopo l’elezione di Duterte la polizia filippina, nell’ambito delle operazioni antidroga, ha ucciso oltre 2000 sospetti spacciatori o trafficanti di droga, secondo un documento del governo di Manila. Ad agosto Washington aveva espresso preoccupazione per una situazione che sfugge al controllo internazionale: nelle Filippine la media è di 17 vittime assassinate ogni giorno in pubblico da killer mascherati, uccise da poliziotti o soldati senza un processo, oppure i cui corpi vengono trovati per la strada, appallottolati dentro al nastro adesivo, un cartello al collo che avvisa: «Non fate come me, sono un criminale!». Azioni che fanno seguito a quanto Duterte aveva promesso in campagna elettorale: «Se vinco non farò uccidere solo mille delinquenti, ma 100 mila».