Così lo Stato premia i dirigenti fiscali e affama professori, polizia e militari

17 Set 2016 13:09 - di Paolo Lami

In cima alla lista ci sono loro, i dirigenti delle Agenzie Fiscali che arrivano a guadagnare qualcosa come 220mila euro l’anno, in coda ci sono i prèsidi scolastici che, a malapena, riescono a mettersi in tasca 60.000 euro l’anno. Gli stipendi nella Pubblica Amministrazione variano, in media, sia per grado sia per amministrazione ma, quel che è certo, è che al vertice, fra i più pagati, profumatamente, ci sono i dirigenti di prima fascia delle Agenzie fiscali (Agenzia delle Entrate, Agenzia del Demanio, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli), seguiti dai colleghi degli enti pubblici non economici, come Inps o Inail, e, a ruota, dei ministeri.
A rivelare questa disparità di trattamento e, soprattutto, questi stipendi inspiegabilmente favolosi dei dirigenti fiscali, è l’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni che monitora le retribuzioni dei dipendenti della Pubblica Amministrazione e l’applicazione dei contratti collettivi nazionali e che ogni trimestre rilascia i dati, aggregati, sugli emolumenti di cui godono i dirigenti della Pa.
Tra i meno pagati, rivelano gli studi dell’Aran, ci sono i presidi con 63mila euro di media. E che il settore della scuola sia, in assoluto, il più malpagato e bistrattato, lo dice anche un altro dato: dirigenti a parte, il resto dei dipendenti della Pubblica Amministrazione naviga tra 30-40mila euro e, in coda, nella classifica, c’è il cosiddetto “personale Ata“, cioè il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, della scuola che riesce a portarsi a casa, con fatica, una media di 22mila euro l’anno.
Le (s)proporzioni, a questo punto, sono evidenti: lo stipendio più alto è, quindi, 10 volte più ricco di quello più basso.Tanto, infatti, intercorre tra i dirigenti di prima fascia con le retribuzioni più alte e il personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola, che comprende anche i collaboratori scolastici, chiamati, un tempo, prima dell’avvento del politically correctbidelli. Tornando alla classifica, tra i “semplici” dipendenti quelli che guadagnano di più appartengono alle autorità indipendenti, come Antitrust o Agcom: 74mila euro la media delle retribuzioni.
A distanza, ma sempre molto sopra la media, il personale non dirigente della presidenza del Consiglio dei ministri che si porta a casa 49mila euro.
Più leggere le retribuzioni degli impiegati delle Regioni e dei Comuni, così come dei ministeri pagati una media di 28.000 euro l’anno.
Non va molto meglio al personale della Sanità e agli insegnanti che si piazzano sopra i 30mila.
Se nelle agenzie fiscali i direttori generali superano tutti i pari grado, i dipendenti del settore senza qualifica dirigenziale invece stanno nella media, con retribuzioni poco sotto ai 36mila. Guardando agli stipendi del personale non dirigente delle forze dell’ordine, ci sono i vigili del fuoco con poco più di 31mila euro, le forze armate appena sopra i 35mila e i corpi di polizia con 38mila.
Discorso a parte merita la categoria dei professori universitari, una categoria, in qualche modo, “sui generis“, fuori dalla dirigenza: per loro lo stipendio medio è di quasi 71mila.
L’Aran precisa, però, che le retribuzioni medie sono calcolate in generale per il solo personale a tempo indeterminato. Inoltre, viene precisato, i valori sono al netto delle competenze fisse ed accessorie relative ad anni precedenti, i cosiddetti arretrati.
C’è poi da considerare un’altra cosa: l’alta dirigenza è fatta in tutto da poche centinaia di “teste” su 3,2 milioni di dipendenti pubblici.
Sempre dati dell’Aran alla mano, per 62 dirigenti di prima fascia delle agenzie fiscali ci sono 52.570 dipendenti complessivi.
Questa quindi la mappa delle retribuzioni nella Pubblica Amministrazione alla vigilia dell’annunciata nuova tornata contrattuale. Gli incrementi salariali dipenderanno oltre che dallo stanziamento in legge di Bilancio anche dalle regole che si deciderà di applicare.
E’ atteso per fine settembre, o giù di lì, un incontro tra sindacati e governo per fare la sintesi sui colloqui andati avanti all’Aran, l’Agenzia che rappresenta l’esecutivo nei negoziati. Il passo successivo è l’atto di indirizzo che dovrà essere firmato dal ministro Marianna Madia. Atto che segnerà l’avvio ufficiale del tavolo per i rinnovi. Un punto certo però c’è: per la prima volta i nuovi contratti saranno in tutto 4 (oltre la presidenza del Consiglio) e non più 11. Uno per il settore della Conoscenza (con dentro la Scuola), uno per la Pubblica Amministrazione centrale (statali in senso stretto), uno per le Regioni e i Comuni, e l’altro per la Sanità.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *