Clan pugliese pagò gli elettori per far votare Mariella, candidato centrosinistra
Esponenti di un clan barese avrebbero minacciato e costretto gli elettori a votare il candidato alle regionali pugliesi Natale Mariella, dei Popolari, in cambio di 70mila euro in parte versati e in parte promessi da un referente di Mariella, Armando Giove.
E’ quanto accertato dai carabinieri nel corso delle indagini coordinate dalla Dda: secondo l’accusa, Giove avrebbe accettato «la promessa di procurare voti mediante le modalità tipiche di un’associazione mafiosa» avanzata dai pregiudicati del clan Di Cosola, Luigi Guglielmi, Giovanni Martinelli, Teodoro Frappampina e Alfredo Sibilla – tutti indagati nel procedimento denominato “Attila” – in concorso con Leonardo Mercoledisanto, Michele Di Cosola, Piero Mesecorto e Alfonso Partipilo, questi ultimi quattro indagati in altro procedimento insieme con Giove.
Il tutto è avvenuto, secondo gli investigatori, «in cambio dell’erogazione di una somma di denaro di circa 70mila euro, una parte della quale, pari a 28mila euro, consegnata a Mesecorto, che provvedeva a dividerla tra i correi».
I fatti contestati sarebbero stati commessi nel maggio 2015 a Ceglie del Campo, un quartiere alla periferia di Bari, Giovinazzo e Bitritto.
Natale Mariella, candidato alle elezioni regionali pugliesi del 2015, poi non eletto, nella lista dei Popolari a sostengo di Emiliano presidente, non risulta, al momento, indagato nel fascicolo della Dda di Bari nel quale si contestano a vario titolo ai 5 pregiudicati – per un’altra trentina di presunti componenti dell’organizzazione criminale si procede separatamente da questa inchiesta – i reati di associazione mafiosa, voto di scambio e coercizione elettorale.
Di fatto, secondo i pm Carmelo Rizzo e Federico Perrone Capano, il clan avrebbero pesantemente condizionato le elezioni regionali del 2015 che consentirono al Centrosinistra di portare l’ex-magistrato Michele Emiliano sulla poltrona che, in precedenza, era stata di Nichi Vendola.