Scontri con attivisti “No border”: poliziotto muore d’infarto a Ventimiglia
Un poliziotto è stato stroncato da un infarto a Ventimiglia mentre prestava servizio durante alcuni tafferugli con una quarantina di attivisti No border che avevano occupato l’ex caserma dei Vigili del fuoco. Secondo le prime informazioni il poliziotto farebbe parte del reparto mobile di Genova. Quando si è accasciato al suolo, assistito dai suoi colleghi, è stato poi trasferito in ospedale dove è deceduto. “Dolore” è stato espresso dal governatore della Liguria, Giovanni Toti, per la morte del poliziotto. “Rabbia per gli irresponsabili che alimentano tensioni e provocano scontri in un clima già drammatico. Basta No border – ha concluso Toti – zero tolleranza. Il governo intervenga”.
Toti: “Basta con i no borders. Governo intervenga”
Francia non vuole i migranti fermi a Ventimiglia
Mentre i francesi, che ieri sono stati i soli a sparare i lacrimogeni addosso ai migranti aggrappati agli scogli, finiscono di rastrellare i fuggitivi per riportarli tutti alla frontiera e respingerli, la polizia italiana si prepara alla manifestazione di domani. Non sarà facile, la tensione è alta. E fa sentire la sua voce il sindaco di Ventimiglia Enrrico Ioculano: “C’è una situazione contingente particolare e il centro di accoglienza del Parco Merci dev’essere l’unico punto di riferimento. Chi crea disagi a Ventimiglia non ci può stare – ha detto – La manifestazione di domani è pretestuosa e non porta a alcun risultato. E’ ormai evidente che attività di questo genere vengono studiate ad hoc per creare disagio e disturbo”. Alla pinetina dei Balzi Rossi stasera non c’è più nessuno, se si esclude un paio di pescatori abbarbicati agli scogli. I francesi hanno rinforzato la barriera in entrata: police nationale, géndarmerie ma anche i corpi speciali in borghese con la pistola bene in vista. A Mentone, in commissariato, ci sono ancora 40 migranti e una manciata di No Borders che verranno espulsi a breve. I circa 600 profughi, quelli che non sono partiti per il sud e che sono tornati al campo gestito dalla Croce rossa aspettano la manifestazione di domani vivendo il paradosso di una legge che prevede che una volta identificati debbano rimanere in quel Paese dove non vogliono rimanere e non permette loro di transitare da uno Stato che non vuole nemmeno essere terra di passaggio per altre e più accoglienti nazioni.