Ricostruzione nelle mani di Cantone. Ecco come Anac controllerà i lavori

27 Ago 2016 8:18 - di Redazione

Stavolta – forse perché questa è stata un’emergenza vera ed è mancato anche il tempo per pensare – non c’è stata la telefonata con cui Matteo Renzi preavvertiva in genere Raffaele Cantone dell’arrivo di una nuova delicatissima missione, come fu in occasione dell’Expo o degli arbitrati bancari. Tuttavia, il rapporto di fiducia è tale che il premier non dubita della risposta immediata e di grande impegno che arriverà dall’Autorità nazionale anticorruzione se nella conferenza stampa di giovedì, dopo il Consiglio dei ministri, si è spinto a parlare di “modello Anac” per la ricostruzione dei comuni disastrati, si legge su Il Sole 24 Ore.

Anac sovraintenderà alla ricostruzione

E infatti l’Anac – che ormai per il premier è una sorta di marchio di garanzia sulle operazioni più difficili è già al lavoro e mercoledì prossimo, con il primo Consiglio del dopo-pausa, sarà in grado già di prendere le prime decisioni. Ovviamente, il “modello Anac” per la ricostruzione del Centro Italia è tutto da mettere a punto (e questa è la prima parte dell’impegno richiesto) perché qui non stiamo parlando – come nel caso battistrada dell’Expo – di controllare soltanto un certo numero limitato di appalti pubblici per evitare corruzione o infiltrazioni criminali. Qui stiamo parlando sì di controllare un po’ di appalti pubblici per ricostruire le infrastnitture pubbliche ma soprattutto stiamo parlando – con il termine ampio di “ricostruzione” – di mandare a buon fine migliaia di interventi, per lo più micro interventi privati, che saranno finanziati dallo Stato secondo un modello tutto da costruire. Non solo un’Anac che farà ispettare il rigore delle regole pubbliche di trasparenza e buona amministrazione, ma anche una sorta di arbitro a tutela dei cittadini che hanno diritto a vedere arrivare i fondi nei tempi giusti e completare i lavori in fretta.

Si seguirà il “modello Expo”

Come sempre, Cantone ritiene che la risposta sulle due sponde, quella pubblica e quella dei cittadini interessati alle opere, stia nel rispetto delle regole formali e al tempo stesso nella creazione delle condizioni perché i lavori si svolgano nei tempi e nei costi previsti. Perché questo è chiaro: per quanto si sia tentato di far tesoro del meglio delle esperienze precedenti, ogni operazione di ricostruzione post-terremoto, dal Friuli all’Irpinia, dall’Umbria a l’Aquila, ha battuto proprie strade originali (e spesso tutt’altro che efficienti) su modalità di finanziamento pubblico, perimetrazione urbanistica, rapporto Stato-enti locali nella guida di pianificazione ed esecuzione, grado di vincoli pubblici sui cittadini privati, regole pubbliche da seguire per l’appalto e l’esecuzione dei lavori. L’esercizio chiesto all’Anac è dunque assai ampio.

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