L’abbraccio di Rieti ai borghi colpiti: “Mandate pigiami e non dimenticate queste terre”

25 Ago 2016 15:34 - di Redattore 54

La procura reatina ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di disastro colposo: l’inchiesta dovrà fare luce anche sui crolli che hanno interessato edifici ristrutturati recentemente, come la scuola di Amatrice e il campanile crollato ad Accumoli. Ci sarà tempo per approfondire questo aspetto (cosa hanno fatto gli amministratori regionali negli ultimi anni oltre a comparire a fianco di Renzi a disastro avvenuto?). Ma questo non è il momento delle polemiche e delle recriminazioni. E’ il tempo dei soccorsi e della solidarietà che si concretizzano in aiuti che stanno arrivando da ogni parte d’Italia e che necessitano di un coordinamento responsabile per sostenere i circa novecento sfollati che hanno perso la loro abitazione. Al lavoro della protezione civile si affianca quello dei numerosi volontari che smistano le scorte trasportandole da Rieti (dove la raccolta avviene nei gazebo davanti alla stazione che dovevano ospitare la sagra del peperoncino che è stata rinviata) al centro di smistamento di Amatrice. Tra loro anche il giornalista di Rieti Life Matteo Carrozzoni che in un video ha spiegato quali sono le necessità più urgenti: scatolame e cibo di pronto uso, vestiti, biancheria, pigiami. In prima linea nei soccorsi anche l’ospedale San Camillo De Lellis a Rieti, il più importante della zona colpita dal sisma e attrezzato per le grandi emergenze. Da Rieti – spiega l’ex consigliere provinciale Stefano Ciaramelletti – “è arrivata una risposta corale e umanitaria, soprattutto da parte dei giovani, che fa ben sperare per la rinascita di quello spirito comunitario che è indispensabile per risollevare queste terre”. Ciaramelletti spiega inoltre che anche a Rieti (che dista 45 km da Accumoli) il sisma del 24 agosto è stato molto forte e se non ci sono stati danni lo si deve anche alle risorse investite per la prevenzione antisismica, come a Norcia.

Dal 2009 la terra trema senza sosta nella provincia reatina

“Del resto dal 2009, quando si verificò il terremoto dell’Aquila, in queste zone le scosse, alcuni lievi e non avvertite e altre più pesanti ci sono sempre state, l’Appennino non è stato mai fermo. Prevedere è di sicuro impossibile  e nel caso di questo terremoto gli effetti sono stati devastanti perché la scossa iniziale è stata molto lunga, ma prevenire è doveroso”. Tuttavia parlare di “modello giapponese” può portare fuori strada, date le caratteristiche storiche dei paesi e dei borghi colpiti dai crolli: “Occorre prendere coraggio e superare certe pigrizie locali scegliendo una politica che preveda sgravi fiscali per chi ristruttura secondo canoni di sicurezza. Occorre far sapere che sono possibili anche ristrutturazioni semplici, provvedendo alla sola fasciatura delle pareti”.

La minaccia dello spopolamento uccide i paesi come il terremoto

Secondo Ciaramelletti per i borghi storici del reatino o dell’amatriciano il terremoto è un pericolo ma su di essi incombe anche la minaccia dello spopolamento: “Quando si fa una politica di pesante tassazione immobiliare com’è accaduto con il governo Monti non si tiene conto che chi magari vive in città ma ha una casa nei borghi di queste terre opta per abbandonare del tutto il paese nativo e vende la seconda casa. Lo spopolamento significa non avere più cura del territorio e lasciare questi paesi abbandonati a se stessi. Sono riflessioni che devono essere fatte se si vuole davvero realizzare la promessa di non dimenticare nessuno degli italiani colpiti dai crolli”. Le famiglie coinvolte, infine, non hanno alcuna intenzione di lasciare quei luoghi e intendono risollevarsi con la caparbietà e la forza di volontà della gente di montagna, avvezza a fare fronte anche a difficoltà insormontabili. Una risorsa caratteriale, certo, ma che va accompagnata da una ricostruzione veramente efficace e trasparente e dalla consapevolezza – sono ancora parole di Ciaramelletti – “che l’ossatura della popolazione italiana non è fatta solo dall’antropologia cittadina. Dimenticare chi vive nei piccoli paesi non è solo ingiusto verso queste popolazioni, è anche una scelta infausta per i territori che restano senza manutenzione, quella che può venire solo dall’amore e dalla dedizione di chi in queste terre ci è nato e cresciuto”.

 

 

 

 

 

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