Il baby kamikaze: mi hanno rapito e drogato. Il fratello si è fatto esplodere

23 Ago 2016 14:03 - di Redazione

L’adolescente pronto a farsi saltare in aria a Kirkuk, in Iraq, con l’esplosivo nascosto sotto la maglia col nome di Lionel Messi, il noto calciatore del Barcellona, è uscito vivo dal tentativo di compiere un attentato ma non così suo fratello, responsabile dell’attacco suicida alla moschea sciita di Kirkuk che ha causato due feriti. I due fratelli, ha spiegato la polizia locale,  erano stati “addestrati e incoraggiati dal padre a compiere azioni suicide”. Il ragazzo arrestato ha 12 anni ed è originario di Mosul. Non si conosce l’età del fratello. Il dodicenne avrebbe dovuto colpire sulla Via Husseiniya, nel quartiere di Tesin, a maggioranza sciita turcomanna. Il video dell’arresto mostra come due artificieri con estrema cautela, dopo avergli sfilato la maglia, tagliano la cintura esplosiva ai lati e la fanno scendere a terra. Un piede dopo l’altro, il ragazzino ne esce e viene allontanano dal pacchetto inesploso. A questo punto, a torso nudo, la sua magrezza più evidente, i pantaloni marrone tenuti su da una cintura bordò, lo si vede spaventato e un po’ stordito, urla qualcosa, le braccia sempre sollevate con le quali cerca anche di divincolarsi dai poliziotti. Pochi secondi e viene spinto velocemente verso un cellulare della polizia, viene fatto sedere dentro con decisione, le porte si chiudono, il veicolo parte.”Durante l’interrogatorio – ha poi spiegato un responsabile dei servizi, secondo il quale il mancato kamikaze nelle scorse settimane era con l’Isis a Mosul – ha detto di essere stato rapito da uomini mascherati che gli hanno messo addosso l’esplosivo e lo hanno portato nella zona dove avrebbe dovuto farsi saltare in aria”. Lo hanno sedato e costretto, secondo la sua versione. Le immagini dell’arresto in ogni caso, come ha commentato lo storico Franco Cardini, mettono in evidenza la contraddizione stridente tra l’abbigliamento del ragazzino (la maglia di Messi, simbolo occidentale del calcio globalizzato) e l’odio fanatico che lo ha spinto verso la morte.

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