Strage di Bologna, il neo-procuratore non esclude «approfondimenti»
«Se emergono elementi meritevoli di approfondimento, il nostro sarà un impegno assolutamente massimo. Io non credo che pagine così importanti debbano essere solo consegnate alla storia». Manca poco più di una settimana al 2 agosto. Sono trascorsi ormai 36 anni da quella spaventosa esplosione all’inteno dela stazione di Bologna che costò la vita a 85 persone e il ferimento di alte 200, la più orribile mattanza conosciuta dall’Italia nel sua pur tormentato dopoguerra. Le parole che avete appena letto sono del nuovo procuratore capo della città felsinea, Giuseppe Amato, che le ha pronunciate durante la cerimonia del suo insediamento in risposta a chi gli chiedeva lumi sulle indagini ancora aperte su quel dolorosissimo evento.
Il 2 agosto ricorre il 36simo anniversario della strage di Bologna: 85 morti
È sintomatico di una persistente esigenza di chiarezza e di verità su quella strage se dopo tanto tempo e con tre condannati in via definitiva – Giuseppe Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e, dal 2007, Luigi Ciavardini, tutti dell’ultradestra dei Nar – le indagini non si siano mai fermate. Ci sono i mandanti da scovare, i depistaggi da non scordare (per cui vennero condannati Licio Gelli, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza) ma anche responsabilità tuttora da accertare in ordine agli esecutori materiali. Già, perché i tre condannati, pur ammettendo le loro gravissime responsabilità in merito a numerosi fatti di sangue accaduti nella stagione degli “anni di piombo”, si sono sempre dichiarati innocenti rispetto alla strage di Bologna.
Le scuse di Cossiga al Msi per aver definito “fascista” la strage
Va ancora sottolineato che subito dopo l’attentato le indagini privilegiarono subito la cosiddetta “pista fascista” come ancora testimonia la lapide apposta in memoria delle vittime quando le indagini non avevano ancora concluso il loro iter. Fu Francesco Cossiga, all’epoca presidente del Consiglio, il primo ad appiccicare quell’etichetattura politica sull’esplosione di Bologna. Ma undici anni più tardi, il 15 marzo del ’91, da Capo dello Stato, lo stesso Cossiga presentò formali scuse al deputato del Msi-Dn, Mirko Tremaglia: «Io – ammise – fui fuorviato, intossicato. Ho sbagliato, chiedo scusa a Lei che rappresenta in questo momento la sua parte politica». Alla luce di questa tormenatta cronistaria, appare dunque più che logico che il procuratore Amato abbia assicurato «impegno massimo» rispetto alla «fattibilità di un approfondimento» in grado di fare piena luce sul più cruento mistero dell’Italia democratica. «La storia – ha spiegato il magistrato – può già scriversi su certe situazioni, però se ci sono gli elementi, certamente non ci sottrarremo».