Il “profugo” Alfano in cerca di un approdo per i superstiti del Ncd

25 Lug 2016 12:59 - di Marzio Dalla Casta

Era da tempo che non si sentiva ma ora, finalmente, il ruggito del coniglio è arrivato: eccome! Una sorta di ultima chiamata a Forza Italia affinché abbandoni alla loro deriva «estremistica» Salvini e Meloni per imbarcarsi su una improbabile “arca di Noè” in compagnia di centristi, democristi e moderatume vario. Che Angelino Alfano – è suo il “ruggito” – sognasse molto al di sopra delle sue (modeste) possibilità è cosa risaputa; che fosse più veloce di tonno insuperabile nel far seguire imbarazzanti ritirate a propositi bellicosi, anche.

Alfano non trova accoglienza nel centrodestra

Nessuno poteva però immaginare che dall’alto del suo striminzito duevirgolaqualcosapercento gli saltasse in mente di chiedere a un pragmatico come Berlusconi di divorziare da due alleati che in combinata raccolgono il consenso di circa diciotto elettori su cento per mettersi con lui. È evidente che l’insuccesso gli ha dato alla testa. Ma ancor di più lo è il fatto che non sa più a chi santo votarsi per salvare la poltrona ora che il Ncd gli si sta sgretolando tra le mani. Molti sono già andati via e altri, come Schifani, sono già con la valigia in mano. Se ancora non sono fuoriusciti è solo perché le trattative per il prossimo approdo non sono ancora concluse. E meglio non vanno le cose per Alfano nell’alleanza centrista: l’Udc si è schierata per il “no” al referendum con l’eccezione del solo Casini mentre Verdini è in piena fornicazione con gli ex-montiani di Scelta Civica per costruire la gamba liberale del governo.

Neanche Renzi può aiutarlo a conservare la poltrona

Potrebbe blindarsi con Renzi ma il premier ha già troppi problemi con la sua sinistra interna per consentirsi di ergersi a tutore dell’ansia da rielezione di un manipolo di ex-berlusconiani. Nessuno, insomma, sembra intenzionato di offrire un porto sicuro ai superstiti del Ncd. Un destino davvero beffardo per un politico come Alfano, che proprio sui centri d’accoglienza ha costruito parte del suo (scarso) consenso.

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