Omicidio di Fermo: nessuna scusa, ma le Marche scoppiano di clandestini

8 Lug 2016 8:14 - di Redazione

Le Marche si scoprono odiosamente razziste? Don Vinicio Albanesi – animatore della Comunità di Capodarco e che ha già annunciato che si costituirà parte civile contro Mancini – non lo dice ma lo, lascia capire. Lui del resto ha accolto nel seminario e poi «sposato» con la medievale promessa di matrimonio – il povero Emmanuel e Chimiery sposando anche in tutto la versione dei fatti che lei ha dato. Per ora, in parte, smentita dalle indagini, si legge su “Libero“.

Le Marche, una regione razzista?

Ma contro Amedeo Mancini – ha precedenti, ha un Daspo perché tifoso violento etichettato come fascista – è venuto a Fermo anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano a chiedere per lui l’aggravante di razzismo. Porse Alfano avrebbe dovuto anche spiegare: perché Mancini, se è un soggetto pericoloso, era a piede libero? Perché Don Vinicio mette in relazione l’omicidio con gli attentati alle chiese e la Procura di Fermo lo nega? Perché la sera prima del brutale assassinio di Emmanuel dei ragazzi di colore hanno aggredito, come capita quasi tutti i weekend, dei giovani di San Benedetto? Perché lungo i cinquanta chilometri di costa da Fermo a Recanati le ragazze nigeriane si prostituiscono senza soluzione di continuità e senza che nessuno faccia nulla? È doveroso che il ministro dell’interno chieda (e ottenga) per Amedeo Mancini l’aggravante di razzismo, ma è legittimo che questo getti un sospetto di razzismo sulle Marche e sulla città di Fermo che si è stretta attorno a Chimiery piangendo le sincere lacrime del sindaco Paolo Calcinare?

 

Sulle coste dele Marche le ragazze nigeriane si prostituiscono senza soluzione di continuità

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un suo messaggio ieri si è detto «addolorato per il grave episodio d’intolleranza razziale». Eppure occorre capire e spiegare. Su un milione e 500 mila marchigiani ci sono quasi 148 mila immigrati, il 9,8% della popolazione, due punti in più della media nazionale e sono raddoppiati in cinque anni. I primi ad arrivare furono gli albanesi, poi i romeni, infine i macedoni. Sono circa il 55% di tutti gli immigrati e ogni anno nelle Marche oltre 5 mila di loro diventano cittadini italiani (il record ce l’ha Macerata con 1635 nuovi italiani). Molti si sono integrati e lavorano nell’edilizia, come badanti o nei servizi di ristorazione, poi sono arrivati i cinesi che hanno preso in mano i calzaturifici, i negozi. Da Porto Sant’Elpidio a Porto San Giorgio (è la spiaggia di Fermo) lungo la statale adriatica c’è un immensa Chinatown dove la legge è un optional. I marchigiani hanno affidato ai cinesi il contoterzismo della calzatura, hanno affittato loro i casolari in nero dove anche i bambini lavorano 14 ore al giorno e le case al mare sfitte d’inverno dove fioriscono i centri massaggi. Poi sono arrivati gli africani. Sono il 21% della popolazione immigrata, tra loro i nigeriani sono la terza nazione: quasi 3500. Lavorano per lo più nei campi. Anche qui c’è il caporalato. I proprietari terrieri affittano i casolari alla Prefettura: rende più un immigrato in un giorno che un ettaro di grano in un anno. Emmanuel è vittima anche di questo?

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