Monaco, il 16enne afghano arrestato chattò col killer prima della strage

25 Lug 2016 12:12 - di Ginevra Sorrentino

Via via che passano le ore la verità sul quadro che incornicia nell’orrore la strage di Monaco compiuta dall’adolescente tedesco di origini iraniane acquisisce maggiore nitidezza e aumenta la portata di sconcerto e rabbia. E allora, per sempio, si viene a sapere che il 16enne afghano, amico del killer di Monaco, arrestato dalla polizia nelle scorse ore in quanto sospettato di essere stato a conoscenza del piano d’attacco al centro commerciale e di non avere informato le autorità, chiattò col killer poco prima della strage.

Il 16enne afghano chattò col killer prima della strage

Non solo: la polizia ha aggiunto poco fa che il 16enne potrebbe aver avuto un anche un ruolo nella pubblicazione del falso annuncio su Facebook in cui si invitavano i ragazzi nel luogo della sparatoria. Ipotesi, dubbi investigativi, sospetti atroci. Quel che è certo, invece, è che è afghano il sedicenne arrestato domenica sera a Monaco e che, poco prima dell’attentato, aveva avuto una chat via whatsapp con l’assassino del centro commerciale, e sapeva che il ragazzo aveva un’arma. A sostenerlo chiaramente è la Procura di Monaco, aggiungendo che il sedicenne era vicino al luogo in cui c’era l’attentatore venerdì pomeriggio. «Si sono visti poco prima. Molto probabilmente sapeva quello che l’amico voleva fare». I due ragazzi si conobbero nel 2015 in una clinica psichiatrica in cui entrambi erano in cura. E ancora: sono entrambi giocatori accaniti su Internet, maniaci di giochi di violenza in particolare. Il sedicenne afghano aveva provato a cancellare la chat con l’attentatore dal suo smartphone, ma la conversazione scritta è comunque emersa all’esame della polizia scientifica.

Le ultime acquisizioni delle indagini online

E da quanto trapela da fonti di polizia, nella casa del giovane afghano, che è stata perquisita, sarebbero state trovate delle armi giocattolo legalmente detenute. Infine, un altro particolare importnate emerge dalla indagini tedesche: l’assassino di Monaco non avrebbe hackerato un account di Facebook di un’altra persona per ordire la trappola in rete a possibili vittime da colpire con il falso invito al McDonald’s: ma ha usato un falso account, alimentato da foto e dati di altri account. A rivelare l’ultima verità, allora, è la Polizia criminale di Monaco che, nel confermare quanto appena detto, e cioè che Ali era «un provetto giocatore di giochi di sparatorie online», ha aggiunto che esiste una chat che «prova l’acquisto della pistola su darknet».

Monaco: ragazzi emulano attentatore con armi giocattolo

E non è ancora tutto, purtropppo: a pochi giorni dalla strage di Monaco, si viene a sapere che tre ragazzini di Koenigsbrunn, vicino Augusta, sono stati beccati a «giocare alla strage», emulando l’attentatore del centro commerciale in Baviera con pistole giocattolo ad aria compressa. Lo riferisce l’Augsburger Allgemeine, secondo cui la polizia è stata chiamata a fermare il gioco di due sedicenni ed un diciassettenne che sono entrati vestiti di nero come Ali Solboly in un negozio di giocattoli, hanno preso le pistole softair e hanno cominciato a caricarle e a sparare a destra e a manca gridando «ora facciamo la strage». I ragazzi hanno tirato le armi giocattolo contro la commessa, che quando li ha visti ha chiamato la polizia, colpendola alla testa. Attimi di paura anche per gli agenti intervenuti: hanno impiegato qualche attimo a capire che i ragazzi stavano usando pistole giocattolo e non armi vere.

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