Istat, l’Italia rallenta. Brunetta: “La colpa è di Renzi non della Brexit”
Nessuna buona notizia ci consegna la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, che vede proseguire la fase di “crescita moderata”, che nel linguiaggio tecnico dell’Istituto di statistica indica una fase di decelerazione con nubi all’orizzonte: senza ancora considerare il pieno dispiegarsi degli effetti di Brexit, ma con il crollo dei nostri titoli bancari ben davati ai nostri occhi, gli indicatori di fiducia delle fammiglie e dei consumi sono al minimo, mostrando un affievolirsi della spinta economica. La nota mensile insomma, «certifica quanto andiamo dicendo già da diverso tempo, vale a dire che la crescita nel nostro paese rallenta. E il motivo non è la Brexit, né la crisi del settore bancario, di cui le rilevazioni Istat non tengono conto in quanto effettuate prima del referendum inglese, bensì della cattiva politica economica del governo», aalizza Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia. Ma quello che va più stigmatizzato, spiega Brunetta, è che «nell’ultimo documento ufficiale di finanza pubblica, il Documento di economia e finanza (Def) di aprile, i numeri sono tutti sballati. In quella occasione, infatti, la crescita reale del Pil nel 2016 è stata stimata all’1,2% quando, già prima della Brexit, tutti gli outlook sul nostro paese dicevano che sarebbe arrivata a stento all’1% – sottolinea – Allo stesso modo, è stato inserito un tasso di inflazione dell’1%, quando al massimo sarà poco più di zero».
Istat, peggiora il clima di fiducia delle famiglie
Come definirlo? «Un magheggio del governo per avere una crescita nominale (quella che conta ai fini del rispetto dei parametri di Maastricht, data da crescita reale più inflazione) del 2,2%, quando al massimo sarà dell’1%-1,2%, cioè della metà», risponde Brunetta. «Ripetiamo: anche i nostri calcoli, come quelli dell’Istat, non considerano l’effetto della vittoria del Leave nella consultazione popolare inglese». La situazione è sconfortante, «può solo peggiorare, e la crescita nominale a fine anno finirà per essere meno della metà rispetto a quella prevista dal governo. Significa che i conti sono tutti da rifare. E il rispetto dei parametri europei è ormai operazione assolutamente impossibile. Ma conosciamo il premier e preveniamo i suoi commenti. Renzi non usi la Brexit per scaricare colpe che sono solo sue». Dice l’Istat: «Nel primo trimestre 2016, il reddito lordo disponibile delle famiglie consumatrici ha ripreso ad aumentare (+0,8% rispetto al mese precedente) mentre la spesa per consumi finali è risultata stazionaria dopo tre trimestri consecutivi di aumento“. Quessto indica che «le informazioni disponibili per il secondo trimestre indicano un proseguimento di queste tendenze: ad aprile le vendite al dettaglio, misurate in volume, hanno registrato una variazione congiunturale nulla mentre il clima di fiducia delle famiglie è peggiorato nel secondo trimestre dell’anno».