“Garanzia Giovani” in Lombardia, Aprea: «Migliaia di iscritti avviati al lavoro». Ecco come

25 Lug 2016 16:12 - di Priscilla Del Ninno

Quando la politica radicata sul terreno sociale si fa portavoce delle istanze giovanili e si attiva proficuamente sul terreno scivoloso dell’occupazione, si ottengono le risposte ai tanti interrogativi, fin qui troppo spesso inevasi dalle istituzioni. Almeno in Lombardia, dove la triangolazione lavoro, giovani e amministrazione regionale si è rivelata a dir poco vincente, con un risultato fortemente perseguito e centrato dall’unica regione guidata dal centrodestra, che tira le somme lusinghiere di “Garanzia Giovani”, un progetto europeo tenacemente voluto. E allora, per entrare più decisamente nel concreto del tema preparazione al lavoro sul fronte giovanile, in merito alle problematiche affrontate e alle soluzioni proposte dalla Regione Lombardia, abbiamo parlato con l’assessore regionale all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Valentina Aprea che, proprio questa mattina, all‘Aditorium Testori di Palazzo Lombardia, a Milano, ha partecipato insieme al ministro del lavoro Giuliano Poletti e al Presidente della Regione, Roberto Maroni, al Convegno Young@work-Il futuro del lavoro è qua, analizzando il percorso di “Garanzia Giovani” dal 2014 ad oggi, e sottolineando come il progetto abbia creato un ponte, attraverso le istituzioni, tra giovani e mondo del lavoro, favorendo attraverso l’apprendistato così caro alla Regione Lombardia, una modalità di formazione e di specializzazione utile ai tanti ragazzi iscritti al programma.

Allora assessore Aprea, la Regione Lombardia si è distinta per numero di iscrizioni e prese in carico, dimostrando che un modello sinergico e funzionante come quello di “Garanzia Giovani” può aspirare a diventare un sistema nazionale, sulla scia di altri esempi già varati in campo europeo. Cosa può dirci a riguardo? 

Il progetto, rispetto al quale stiamo già lavorando ad una fase due, sta coinvolgendo un po’ tutti i vari settori dell’economia e del lavoro, confermandosi come uno strumento determinante per l’inquadramento e la formazione lavorativa dei giovani disoccupati. E allora, dei 53.291 iscritti (ragazzi dai 15 ai 29 anni) che hanno ricevuto la proposta di uno stage o di un contratto, 26.712 hanno ottenuto un contratto (7.081 a tempo indeterminato, 14.469 a tempo determinato e 5.162 in apprendistato) e 26.579 hanno svolto un periodo di tirocinio retribuito. Del resto, il nostro obiettivo è la conquista di una nuova frontiera situata sulla linea di confine tra studio e approccio professionale, ossia: imparare a lavorare mentre ancora ci si sta formando.

Quindi, obiettivo centrato perfettamente?

Direi proprio di sì. Abbiamo voluto incarnare davvero il popolo delle politiche attive, facendo nostre le istanze e le promesse rimaste troppo a lungo nel cassetto, e abbiamo saputo cogliere l’obiettivo che ci siamo prefissi. A nostro avviso i neet, cioè coloro che non sono impiegati in alcun modo, e da tempo, ossia quelli che un lavoro non ce l’hanno e che hanno anche smesso di cercarlo da un po’, si creano quando le politiche non funzionano. In Lombardia sta succedendo esattamente l’opposto e i numeri ce lo confermano. Un grande aiuto in questo senso, allora, è stato l’aver avviato un “sistema duale” che tiene insieme formazione e lavoro, considerate forze da valorizzare in sinergia.

La Regione Lombardia si accredita dunque come un‘eccellenza sul tema che più sta a cuore alle famiglie italiani. Entrando nel dettaglio del progetto, cosa piò dirci di più?

Per esempio che per comunicare i numeri positivi del progetto, che la regione intende promuovere come modello per tutto il Paese, si stanno realizzando dei tour, delle tappe in varie città: si è iniziato da Milano, Mantova, Bergamo, e si è proseguito con Varese, Pavia e Brescia. A dimostrazione che laddove le amministrazioni e la politica sono virtuose si possono attuare le sinergie giuste tra aziende, scuole e associazioni di categoria. La Regione Lombardia è da sempre attenta alle sfide che le giovani generazioni devono affrontare, per questo mi preme sottolineare come l’impegno del Pirellone sia sempre volto a garantire la centralità della formazione che passa attraverso un’attenzione prioritaria data al tema dell’apprendistato, che è il nucleo del progetto

Progetto che ha portato ad investire?

Dunque, “Garanzia Giovani” nasce su impulso di una raccomandazione della Commissione Europea che invita gli Stati Membri a garantire che tutti i giovani ricevessero un’offerta qualitativamente valida di lavoro, proseguimento degli studi, apprendistato o tirocinio, entro un periodo di quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita del sistema di istruzione formale. Al finanziamento del piano sono state destinate risorse pari a 1,5 miliardi di euro, distribuiti tra le Regioni. Solo la Lombardia ha utilizzato in modo virtuoso queste risorse, investendo in tirocini di maggore qualità e avendo da tempo instaurato con le scuole un rapporto virtuoso di collegamenti con il mondo del lavoro.

Il presidente della Regione Maroni ha ribadito a sua volta i lusinghieri risultati conseguiti dal progetto asserendo che quelli investiti in “Garanzia Giovani” sono stati «soldi ben spesi». Il ministro Poletti ha dichiarato che «Siamo in una fase di grande creatività e cambiamento, che ha bisogno di tutti gli interlocutori e di tutti i protagonisti». Tirando le somme che avete stilato nella tappa conclusiva del lungo e articolato tour che vi ha portato per le 5 città lombarde, cosa vuole aggiungere?

Che per esempio, per circa la metà delle assunzioni (13.635), i datori di lavoro hanno potuto usufruire del bonus assunzionale per il quale la Regione Lombardia ha stanziato circa 52 milioni di euro, una dotazione che copre il 35% dell’intero contributo nazionale per questa misura. L’ultimo monitoraggio nazionale di Isfol fa rilevare un buon risultato anche sul super bonus per l’assunzione a tempo indeterminato di giovani che hanno svolto il tirocinio nell’ambito della “Garanzia Giovani”: 563 domande di super bonus approvate da Inps. Somme investite anche per incentivare una cultura della ricerca del lavoro in grado di prefigurare un sistema formativo nostrano molto più simile a quello tedesco, austriaco, svizzero, e di altri paesi già avviati da un po’sulla strada dell’apprendistato e della ricerca di soluzioni e risposte all’atavico problema della crisi occupazionale.

 

Commenti

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  • Marchina Gabriella 8 Aprile 2018

    Mia figlia a primavera 2017 era iscritta al centro x il lavoro di Iseo (bs) lombardia.
    Era appena finito il suo lavoro tempo determinato trovato da sola in un grande centro commerciale,
    L’ufficio le ha proposto un corso di pasticciera!
    Lei ha fatto il liceo musicale e lavorato come commessa: le sarebbe piaciuto un corso specialistico di p.c. x ampliare la sua formazione, ma c’era solo un corso di pasticcera. …che ha comunque fatto x occupare il tempo in attesa altro lavoro , perché altrimenti sarebbe stata cancellata dalla lista…..ma che razza di aiuto è mai questo?
    Così vengono spesi i nostri soldi? Servono giusto x distribuirli tra i vari corsi ….
    Poi sempre x conto suo, si è trovata un lavoro da cameriera in un bar appena aperto:
    Le hanno fatto contratto a tempo PIENO pur essendo a CHIAMATA !lavora fissa 2 giorni settimana e qualche volta extra…..anche questo è una buffonara: vive con noi, altrimenti come potrebbe campare da sola?
    Grazie a chi mi risponderà dando spiegazioni….