Domenica di dolore a Monaco: tutti in fila, silenziosi, per omaggiare i morti
Giovani, intere famiglie con bambini e anziani. Tutti in fila. In silenzio. E’ ripreso dalle prime ore del mattino il silenzioso pellegrinaggio al luogo della strage davanti al Olympia-Einkaufszentrum di Monaco in questa assurda domenica di luglio con i luoghi di sempre, i luoghi del quotidiano, invasi da fiori e peluche, ancora fradici della pioggia notturna. “Anche i fiori piangono”, dice un fotografo osservando quei monumenti provvisori al dolore che brillano soto i primi raggi mattutini.
Arrivano in tanti qui per deporre un fiore, pregare e curiosare tra i biglietti lasciati dagli altri.
Uno di questi cartelli reca la scritta “Warum?”, perché? “Perché”, dice un signore, scuote la testa e scoppia a piangere: “perché tutta questa sofferenza”, aggiunge.
“Conosco bene Massut (il padre del killer, ndr), siamo colleghi, siamo entrambi tassisti“, racconta il tunisino. E restituisce il ricordo di una famiglia normale, come tante ce ne sono dovunque. A Monaco. Come in tutto il mondo.
“E’ una famiglia deliziosa, non ci sono mai stati problemi. Massut è un collega generoso, che ti cede volentieri anche una corsa”
L’uomo, ancora commosso, ricorda: “Spesso gli chiedevo come andava e lui mi rispondeva sempre: tutto okay”. “E’ una tragedia inspiegabile”, aggiunge. Accarezza ancora qualche fiore e risale sul suo taxi.
E’ un continuo via e vai di tassisti, che si fermano per un attimo lungo il marciapiede.
Al centro commerciale di Monaco,, come anche lungo le transenne che ancora impediscono l’accesso al McDonald’s, ci sono un mare di fiori, candele e peluche.
La pioggia della scorsa notte ha posato un velo di gocce che ora brillano al sole.
Un’anziana signora piange. “Abito proprio qui – racconta -, per fortuna mia nipote venerdì sera si trovava altrove, altrimenti a quell’ora frequenta proprio questi posti”.
Al bar un uomo ordina un caffè. “Incredibile, credi di vivere in una città sicura e poi succede questo”, dice. “Abito qui sopra. Venerdì ero appena tornato a casa dal lavoro ed ero sotto la doccia, quando improvvisamente ho sentito degli spari. Non ci posso ancora credere”.
Davanti al McDonald’s di Monaco una lunga fila di camioncini con le parabole satellitari per i collegamenti tv. I cronisti sfogliano i giornali.
Una ragazza di colore, giovanissima, con la divisa di una catena di parrucchieri, venerdì sera stava lavorando nel centro commerciale di Monaco, quando è avvenuta la strage. “Non ho visto molto, ma la polizia ha voluto comunque sentirmi. E’ giusto così”, aggiunge.
Questa sera, alle ore 18, ci sarà una commemorazione sul luogo della strage. Gli organizzatori hanno lanciato l’invito sui social media per ricordare le vittime. “Io stasera ci sarò”, assicura la parrucchiera. E torna al lavoro.