Chiara Appendino, dal fronte anticasta alla benedizione del clan Agnelli

4 Lug 2016 11:38 - di Adele Sirocchi

Chiara Appendino, neosindaco di Torino, non rappresentava un pericolo per l’alta borghesia della sua città, anzi aveva già ricevuto, prima del ballottaggio, una laica benedizione dalla “casa regnante torinese”, cioè la Fiat. Di un discreto incontro tra Appendino e Andrea Agnelli, accompagnato per l’occasione dal capo delle relazioni esterne della Juventus, parla oggi il Messaggero. Un incontro cui sono seguiti, dopo l’elezione, gli auguri di John Elkann e le parole di Sergio Marchionne: “Non credo cambierà qualcosa per noi”. Insomma la Torino “che conta” non guarda alla nuova sindaca con apprensione, anzi. Un giudizio confermato da Giovanni Cobolli Gigli (Federdistribuzione) e riportato sempre dal Messaggero: “Brava, seria e riservata. Credo abbia capacità e grande volontà”. E proprio grazie a questa rete di importanti relazioni su cui Appendino – figlia di un manager di Prima Industrie e cresciuta in un ambiente colto e alto-borghese – può contare potrebbe presto decollare un “modello Torino” opposto al pasticciato “modello Roma” dove Virginia Raggi sembra sul punto di soccombere ai desiderata del direttorio dei Cinquestelle. Certo, c’è il legame ambiguo coi No Tav, c’è la concessione alle famiglie gay con un assessorato che si occuperà anche di loro ma questi sono più che altro segnali mediatici. Poi ci sono le decisioni che contano in una città cruciale per lo sviluppo. E Confindustria Piemonte ha già scommesso su di lei.

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