Caso Cucchi, nuova assoluzione in Appello per i medici del “Pertini”

18 Lug 2016 16:42 - di Redazione

È stata confermata in Appello l’assoluzione dei 5 medici che hanno avuto in cura Stefano Cucchi nell’ospedale Pertini di Roma. Lo ha stabilito la terza Corte di Assise d’appello della capitale. È durata oltre tre ore la camera di consiglio che ha portato alla conferma dell’assoluzione di Aldo Fierro (primario del reparto detenuti dell’ospedale Pertini di Roma) e dei medici Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. I cinque erano stati condannati in primo grado per omicidio colposo e poi assolti in appello; è stata la Corte di Cassazione che nel dicembre scorso annullò quelle assoluzioni, disponendo un appello-bis.

Il pm aveva chiesto 4 anni per il primario

La terza corte d’Appello di Roma scagiona dunque i cinque imputati di omicidio colposo nel quarto processo per il caso del geometra romano morto massacrato  il 22 ottobre del 2009 all’ospedale Pertini. Il pm aveva chiesto quattro anni di carcere per il primario e tre anni e mezzo per gli altri quattro sanitari. Al processo che arriva dopo l’annullamento dell’assoluzione deciso dalla Corte di Cassazione nel dicembre scorso, probabilmente seguirà un nuovo appello presso la Suprema Corte. Condannati in primo grado il 5 giugno 2013 per omicidio colposo (ma l’iniziale imputazione era quella di abbandono d’incapace), i medici furono poi assolti in appello con la formula che richiama la vecchia insufficienza di prove. Lo scorso dicembre, però, la Corte di Cassazione annullò quelle assoluzioni, disponendo un appello-bis.Nel processo non sono presenti come parti civili i familiari di Stefano Cucchi che hanno ricevuto un risarcimento di un milione e trecentomila euro dall’ospedale romano. Intanto è ancora in corso la perizia medico legale sul caso nell’ambito dell’inchiesta bis sulla morte del giovane che vede indagati cinque carabinieri. Il nuovo incidente probatorio ha il compito di rivalutare il quadro di lesività sul corpo del giovane anche al fine di stabilire la sussistenza o meno di un nesso di causalità tra le lesioni subite a seguito del pestaggio e la sua morte.

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