Virginia Raggi in difficoltà: non riesce a fare la Giunta. Lotta interna a M5S
Virginia Raggi punta i piedi sulla nomina chiave, ma deve mediare con gruppi di pressione molto forti – interni al Movimento ed esterni – su altre figure: ha scelto Daniele Frongia, un consigliere uscente che era oggetto di un forte fuoco incrociato, attaccato perché secondo alcuni la legge Severino detterebbe incompatibilità tra consiglieri comunali e incarichi dirigenti amministrativi. Raggi ha chiesto all’Anac di Raffaele Cantone, e all’avvocatura dello Stato, entrambi hanno dato parere positivo, e a quel punto la nomina era fatta.
E’ già guerra interna al M5S tra Raggi e Lombardi
Frongia avrà però un vice, anche se a “la Stampa” risulta che potrebbe essere una nomina già con le ore contate: Raffaele Marra, un ex della Finanza – proveniente dalla filiera di relazioni trasversali della Nunziatella, influente scuola militare di Napoli – che avrà potere di firma sugli atti di spesa esterni. Chi è Marra? A 44 anni ha già una lunghissima navigazione. E stato all’Unire quando comandava Franco Panzironi, che lo portò poi in Campidoglio (direttore delle Politiche abitative) con Gianni Alemanno, Marra resistette (sia pure ridimensionato) nella stagione Marino. È stimato da Arturo Parisi, fondatore dell’Ulivo. Insomma, pieno uomo trasversale. La Lombardi, l’avversaria di Virginia, ha preso le distanze in modo fin troppo ostentato: «Ho conosciuto il dottor Marra ieri. Ora capiremo se è stata una nomina ponderata, ci sarà un approfondimento. Abbiamo anche l’umiltà di dire che, se facciamo dei piccoli errori, li rimediamo subito».
Nei posti chiave solo ceto politico del M5S
Quello che Lombardi non dice è che molte pressioni vengono dal suo giro; lei e il direttorio stanno tentando di mettere i loro uomini in tre commissioni cruciali, per dettare legge: Patrimonio e Casa, Commercio, Urbanistica. Virginia sta reggendo, difende la sua autonomia. Ha dovuto però accettare che tutti i nominati avessero già esperienza di «portavoce», cioè fossero o consiglieri o presidenti municipali. Traduzione: è ceto politico, cosa su cui a parole il M5S si scaglia.