Venduta come sposa bambina per pagare i debiti: condannati i genitori
Era stata data in matrimonio dai genitori a soli 12 anni: il marito, di 16 anni più grande della sposa bambina, violento e alcolista, rivendicava dai genitori della piccola un debito di 30.000 euro: tanto valeva, secondo la sua famiglia, la vita, la libertà, la dignità, di quella ragazzina costretta a crescere, tra abusi e dolore, troppo in fretta.
Sposa bambina a Ravenna: condannati i genitori che l’hanno venduta
Oggi, quell’incredibile caso salito agli orrori della cronaca già dal 2011, è arrivato alla sua conclusione processuale con la condanna dei genitori della ragazzina maltrattata dai suoi e poi venduta come una schiava a un uomo molto più grande di lei; abusata fin da subito, e per anni. Un caso che la giustizia archivierà a breve: ma quanto tempo occorrerà ancora alla vittima di questa assurda vicenda per dimenticare? E quanto tempo ancora servirà a noi per renderci conto che queste realtà tribali che crediamo relegate nei confini del lontano Afghanistan, o nella realtà rurale in uno sperduto angolo di mondo dell’India, in realtà ci riguardano molto più da vicino. Come in questo caso, verificatosi nel silenzio e nell’inconsapevolezza di tutti, nella opulenta e civilizzata provincia italiana: esattamente a Ravenna…
Il racconto della sposa bambina, la condanna dei genitori
E allora, malmenata dal padre e dalla matrigna sin da piccola. Costretta a vivere nella violenza e nel terrore, e poi, a soli 12 anni, per ottemperare a un debito da 30.000 euro, data in sposa a un uomo di 16 anni più grande, manesco e alcolista, che aveva abusato di lei sin dalla prima notte di nozze. Il racconto che fece una ragazzina originaria del Bangladesh e che all’epoca abitava a Ravenna, è costato la condanna per il padre e la matrigna, commercianti 46enni residenti in provincia di Rovigo, a tre anni per maltrattamenti in famiglia. Il collegio penale, secondo quanto riportato dalla stampa locale, ha inoltre inflitto otto anni di carcere all’ex marito della sposa bambina, un 37enne connazionale, che doveva rispondere degli abusi sessuali e che al tempo abitava a Forlì. Il matrimonio, non registrato, era stato celebrato a Ravenna nel 2006. La ragazzina era riuscita a denunciare tutto alla polizia nel 2011.
L’incubo dei matrimoni forzati
Ci risiamo, insomma: ancora la sconcertante storia di una sposa bambina. Ancora l’incubo di un matrimonio forzato dal quale diventa difficile uscire. Ancora una storia di discriminazione e sopraffazione, di violenze domestiche e sofferenza quotidiana. E, ancora una volta l’orrore di abusi quotidiani perpetrati su bambine costrette a crescere troppo in forza e a costo di troppo dolore. Non più tardi di un anno fa un’indagine riportata da il Giornale aveva accreditato una verità sociale a dir poco sconcertante, secono cui ogni anno in italia sarebbero circa 2000 le nuove schiave: nate e cresciute nel nostro Paese, ma obbligate a sposarsi come negli Stati d’origine. Nel nome dell’islam. Ebbene da quegli inquietanti dati emerse che «in Italia ogni anno sono circa duemila le ragazzine come Hina. Nascono e vivono nelle nostre città ma, già a partire dai cinque anni, si ritrovano oggetto di veri e propri contratti: vengono cedute come mogli dalle loro famiglie che, in cambio, ottengono soldi. Nella maggior parte dei casi si tratta del mantenimento a vita delle proprie figlie, come una sorte di dote al contrario, versata dai futuri mariti ai genitori delle ragazzine. Il dato – specificò il quotidiano milanese – «elaborato dal Centro nazionale di documentazione per l’infanzia, tiene conto anche delle situazioni sommerse, ma è fermo al 2007 perché in Italia non ci sono progetti specifici per contrastare i matrimoni forzati. Né tantomeno studi statistici»…